Inhoudsopgave
Aen. Jonk-heer Ph. van C. Heere van BR. &c.
Op d'Vytheemschen Oorlog, ofte Roomsche Min-Triomfen van den Ed: hoogh-geleerden ende sin-rijcken Poëet M.V.M. Heer van CL.
Op d'ongemeene, sin-rijcke en geestige Verssen van den Edelen, Hoogh-geleerden Heer M.V.M.Hr.V. Cl.
Della crudeltà d' Amartlli.
Dell' istessa Amarilli.
All' istessa Amarilli.
Sopra il suo Nome.
Ancora certi insogni, sopra la mia crudelissima Amarilli.
Alla spietata Amarilli, tratto da un sonnetto Francese.
Belluccia Napolitana.
Dell' istessa.
Havendo comminciato ad amare Camilla Romana, bella ragazza, mentre che Belluccia stava in letto ammalata.
Dell' amor mio vero & antico in su la Donga, mentre ch' io legeva Lucretio.
Una lavandara Fiaminga, havendo guasto tutto il negotio, colla madre di Camilluccia.
Della bella Contadina.
Dell' Istessa.
In morte di Belluccia Napolitana, morta alli 19. di Febraro 1648.
d'Una ragazzotta, pui che fatta, chiamata Veronica.
Havendo trovato, perfortuna, Camilla, con sua sorella, sola in casa.
Anna Sabella Capuana, dalla madre di Belluccia Napolitana, menatami, verso la notte, à casa.
Essendomi troppoaffrettato, nel maneggio, della monna di m'onna fessa, o de Francescamoury Borgognonna, havendola havuta, in una Camera locanda, al cuni giorni, sotto paena dicento scudi.
Havendo messa Checca moury con una vedua Fiorentina, per farzi Republica, echio l' abandonassi poi del tutto, per non perder la bona gratia di Camilluccia, vitto dalle lagrime di colei, guastai il mio proposito.
Camilla.
Dell' Istessa, & ho scritti stiversi fuor ch'il fine in su la sponda del Tevere, fuor' della Porta del popolo.
Checha mourij, à fatto fatta Republica.
Disperando del fine degli amori di Camilla.
Havendo scuoperto la mia intentione alla Madre di Camilla, ma tutto in vano.
Sonnetto,
Una ottava, alla Siciliana,
Havendo trovato Camilla, in casa della commare disu' Madre, contanta amorevolezza, & tanto di buona voglia, chespari via ogni mia intentione di vendicarmi dell' ingiuria ricevuta, per essetmi defesa la casa sua.
Checha moury, stando con Maddalena del Borghese, Ruffiana assai infame, & con tutto cio venuta la notte a darmi la serenata.
Risposta ad una lettera dell' Illustr: Sr. Adr. di Bl. Signore di N. nella quale li piacque di dare ad Amarilli il nome di Laura, & à me quello di Petrarcba; ancora che la canaglia in Hollanda dicesse, ch'io mi fossi fatto Frate.
Havendo mandato à un' hora di notte il mio Servitore a casa di Checha Biancona, zitellina gratiosissima, e pien a di fuogo;
Checha Biancona il giorno seguente venuta à casa mia.
Havendo suirginata Checha Biancona in su'l letto puzzolente del Vignarolo della Vigna di Vincenzo Pasquali, doppo haverle dati diversi assalti sopra il piu bel letto del mondo nell' istesse Vigna.
Sendo regalato da Checha Moury, mentre che Checha Biancona, per il dolor del primo assalto, non si voleva lasciar toccare.
Sendo guarito in pochi giorni, & havendo suirginato afatto Checha Biancona, mi svegliai la notte d'un insogno d' Amarilli, e mi missi subito con questi pensieri à battere il tamburro della mia Checha.
Finiti quei gusti stando io malinconico per l' amor d' Amarilli.
Sendo in bisogno colla mia Checha, Sopra una sedia à braccia, lei senti sonare l' Ave-Maria delle 24. hore, e si misse a dir l' oratione.
Quello che si passó colla mia Checha, nella Vignadi Papa Gjulio, fuor' del popolo.
Le carezze stravaganti di Checha Biancona.
Stando ritirato in una bettola Francese,
Havendo trovato un cavaletto (Sprink-haen) ne'i fiori, ch'io haveva da buttare per le fenestre, al passare della processione di S. Andrea delle fratte, il qu'al cavaletto la notte mentre ch'io faceva i fatti miei, comminció a suonare la tromba.
Checha Biancona parlandomi la mattina in letto della sua Cagnola Turca.
Checha Biancona, doppo essere stata con me tre mesi, & haver buttato un' urin ale di piscia in testa a Don Gioseppe fuor delle mie finestre su la piazza di Spagna, alla vista di piu di tre cento persone, ingannata dal ruffianesmo di su' Madre, à chi lo Spagnolo Haveva promesso montagne d'oro, mentre ch' io ero andato à S. Pietro, fuggí via.
Credendo haver persi gli precedente versi, feci questi qui nel medesimo suggetto, nel monasterio de'frati bianchi di S. Michele Fiaminghi, dove m'ero ritirato, havendo havuto un poco di vendetta della figlia e la Madre, &c.
Delle ragazze del Trastevere, havendoci di pui trovata una donna un poco Ruffiana, chiamata Madonna Diana, con occasion che la se offeriva à cuscir la sottana d'un' amico mio, ch'ella vedeva, come passassimo la porta sua, essere strappata.
Ad Amarilli.
Alli Sri. Guiglielmo C. e Theodoro P.
Havendo fatta la pace pro forma con Checha Biancona, & ella poi sendo stata la notte alla mia porta, a darmi la serenata, cantando certe Canzoni amorose, e vedendo ch'io non mi volsi mostrare alla fenestra, e ch'incontrandola delle volte per strada io facevo finta di non vederla, e che lo Spagnolo l'haveza ingannata e tradita, divenne tutta disperata.
Una confeßione un poco sfacciata, toccando il negotio della braghetta.
Havendo fatto guarir del mal Francese Checha Moury da Bezanzon, nel mese d'Agosto 1648, ancora chi'io ero stato regalato d'ella, la missi con una donna Fiaminga, tempata & maritata; per stare ritirata, & imparar à far merletti di Fiandra, sin à tanto ch'io trovassi occasion di Mandarla vía con qualche vascello da Marsiglia, da dove potesse poi tornare al su' paese.
Il grand ardire d'Agnola Alib: Traste verina Romana, zittelluccia bellißima, esvegliata fuor di mesura, havendo fatto l'amor con ella, ma non da bono, perché era di poca vita, cioé minutella, e mi pareva troppo picciolina, e con tuttoció mi sollicitó di fuggir seco via, e questo qui si passó in S. Lorenzo in Lucina.
A gatto vechio sorce tenerella, come si dice à Roma.
Difesa de' miei amori.
Quel che si passó con Agnola da Sermoneta una delle mie inamorate, laquale essendo tutta fresca svirgìnata dal Conte Wideman Governatore di Viterbo ventrone assai grosso mi mandò chiamare per esser il seconde alla presa del su' Castelle sendole gia pagata la prima festa.
Havendo messa Checha Moury con una donna Fiaminga, figlia d'un Musico principale a Brusselles, che stava retiratissima nel Trastevere, e sperava la porca, sincerissima Come pareva, farla infilzar da certi preti, che le havevano promessa ognimese la caritá della lor chiesa.
Alla mia bell' Agnola disperandosi del fine de' nostri amori, ancora ch'io senza sospetto veniva spesso in casa sua.
Il principio dell' inverno, che ci pare tanto piu freddo, quanto son piu grandi li caldi della State.
Quello che mi insognai à l'alba del giorno alli 13. d'Octobre 1648.
Ridendomi delle canzoni amorose de Franceschi, (come lichiama Bocaccio) piene di non so che rispetto, angoscie, pianti &c.
Havendo mandato via Checha Moury in una Fregetta Livornese, per andare al su' paese, alli 22. d'Ottob. 1648. perche su' Madre le haveva scritte parecchie lettere, che la se ne tornarebbe quanto prima in Borgogna.
Nella dipartita di Checha Moury.
Un' altro nell' isteßo suggetto.
Come io andai la mattina à bonissima hora à visitare la mia Agnola,
Al molto Mago. Sre. Theodoro P. nella festa del su' Santo.
Havendo detto alla mi' Agnola, in presentia di su' Madre, se la foße mi moglie, che le si verrebbono presto le cinne, non risicandomi di dir' solamente se dormisse con me, e quello che si passó tra noi travandola sola in casa, & havēdo risposto alla sua presontione.
Del molto Eccellente Sre. G.C. Medico dello Spedale di S. Spirito. ubi
Havendo ricevuta una lettera di mi' Sarella la Signora Amar. di Cl., laquale portava terribil' nova d' Amarilli, in su'l fine d' Ottobre 1648.
Havendo visto al pardon di S. Gregorio miliara di donne nel mese di Novemb. 1648. A quelle Donne.
Ancora certa nova cattivissima per man di mi' sorella mandata mi dal paese, portando l'amor mio tradito.
Havendo trovato un Prete vecchio, che stava à ragionar' colla mi' Agnola in su la porta, il quale mi misse un poco fuor di me stesso; ancorche senza ragione, sendomene chiarito dapoi, servendomi però di scusa il proverbio, che dice, chi non é un po' geloso none amante.
Alla mia bell' Agnola, trovandola assai rifreddata nell' amor mio, ancoche io haveva fatto guarir a piu presso su' Madre per il Cavaglr: Alfonso Ferri, d'una febre pericolosissima, e retiratomi d'ogni altra donna.
Dell' isteßa.
Havendo havuto della mia Agnola tutte le sodisfattioni del mondo, doppo ch'io m'ero sforsato di non andar in cinque à sei giorni à casa sua.
Dell' isteßa non havendo potuto venir per l'amor di su' Madre, che se n'era accorta.
Dell' istessa havendomi data speranza di poter' arrivar' fra pochi giorni nel desiato porto.
Dell' primo assalto ch'io diedi à Agnola Al. alli 13. di Decemb. sendo il giorno di S. Lucia, doppo haver fatto lamor' con ella un annoe in circa.
Havendo persi certi versi liquali io feci il giorno ch'io mandai via Anna Maria Modenese cittelluccia fattissima havendo la piu bella pottina del mondo, & era alli 17 di Genaro 1649, havendala presa in casa e svirginata alli 14. di Decembre 1648.
Nella mia solitudine doppo essere partita da casa mia Anna Maria Modenese.
Anna Maria Mod. venuta à casa mia come m'ero meßo a farmi ritrare dal Bronkhorst pittore Fiamingo, e subito che ella era andata via, io trovai i versi smarriti donde ho parlato p. 81.
Ecco qui gli ritrovati versi, fatti nel dipartir di Nuccia Modenese.
Havendo mandata una lettera ad Amarilli, & à su Sign: Padre un altera, tutte due delli 17 di Nov. insieme in una plica indrizzata à mi Sigra. Sorella, che le fece capitare tutte due, per una sua serva mandata à posta à S. Gr. nelle proprie mani d' Amarilli e di su' Sre. Padre, non degnandosi ne l'un ne l'altro di mandarmi niente di risposta.
Difesa de' miei amori, contra quelli chi vogliono che l'andar ne' bordelli sia manco peccato di svirginar qualche zitella.
La mia solitudine e malinconia doppo haver mandata via Anna Modenese.
Ragioni perche ne' miei versi chiamo la Sra Amarentia Amarilli.
La grand' inquietudine chio haveva la notte per l'amor d'Amarilli, scritta anco la notte, havendo sempre una lucerna appicciata nella mia stanzia.
Risposta ad una Lettera dell' Illustrißimo Se. Adr: di Bl: Sre: di N. mi' Fratel Cugino.
Risposta à certe parole nell' istessa Lettera parlando d'Amarilli.
Per Armanno Keulers Chirusico Fiamingo da Thienen, dalla Banda de' Pittori Fiamingi à Roma battisato col nome di Paracelso.
Difesa de' miei amori, servendo di risposta à certi versi Latini del Sr. Guiglielmo C. mentuato di sopra, fatti nella festa del mi' Santo, alli 24. di Febr. 1649.
Il principio della prima Vera.
D'una zitella graßotta e bellina, e di bonissima voglia, Figlia d'un Fachino principale, che mi stava in faccia, dietro à S. Gieronimo de' Schiavoni, consigliandole di fuggirsene via.
Una Canzon per instigar Margarita al compimento de' nostri amori, havendomi promesso in un a lettera di darmi tutto quello ch' io potessi desiderare à Margarita.
Ad Amarilli, aspettando la sua risposta alle mie lettere mandatele ch'era un pezzo.
Un' altro Sonnetto all' istessa Amarilli, nell' isteßo suggetto coll istessa desinenze e rime de' versi.
Quel che si paßó nell' amor di Nina Napolitana, ricciotta gratiosissima del laquale alla prima vista io m'inamorai da furioso, sendoci presenti gli Sri. Guiglielmo. C. e Theodoro P.
Due à tre giorni doppo essere arrivato à Napoli, insognandomi di trovare Amarilli nelle montagne, ch'io haveva viste per Strada, nel mese d' Aprile 1649.
Ricordandomi di quel' che mi consiglió il Cavaglr. Alfonso Ferri, doppo havermi guarito d'una febre pericosissimas ò piu presto d'un fuogo nelle budella con dolori insupportabili nel mese di Novemb. 1647.
Risposta ad una lettera di mi' Sorella, la Sigra. Am. di Cl. &c. laquale con parole suavissime mi voleva dar da credere, ch'io potessi tornare al paese salvo l'honor mio, senza haver risposta alle mie lettere mandate ad Amarilli, & à su' Padre.
A Nina Napolitana, Havendola persa a fatto, per il tradimento del suo Cognato, ancorche lui era il piu gran Buffalo del mondo, & che il nostro amore stava in bonissimi-termini.
A Barbara da Capo le case, ragazzotta fattissima e di vita bellissima, svirginata nel mese di Giugnio 1649.
Quel che si passó con Camilluccia Romana, mentuata nel principio di questì Trionfi d'amore, sendo io richiesto dalla Sra: Angelica Cortegiana Francese, che stava per fare un puppo, d'essere su' Campare e che mi daria Camilluccia per Commare, e mi confessó dapoi la Sra: Angelica che Camilla e su' Madre 'glien' avevano parlatole prime.
A Camilla.
Della Sra: B.D. moglie dell' Illmo: Sre: L.Ch.
Il secondo assalto, ch' io diedi alla mia bell' Agn: alli 23. d' Agosto 1649. in su'l punto che il Sole intró in Virgo.
Dell' istessa venuta à casa mia la mattina seguente, ma havendo visto ch' io stava alla fenestra à parlare con una giovinetta, che stava accanto à me, s'arrabbió tanto di gelosia, che non si volse lasciar toccar in modo nissuno, é contuttocio doppo pranso finimmo il terzo assalto e cosi restó à star con me.
Sopra la fiacchezza degli Italiani, chi ne' mesi di Giugno, Giuglie, & Agusto non toccono donne.
La mia bell' Agn: havendomi negata qu ella cosa, con differirla à doppo desinar, di che ci mettemmo in colera tutti due, e non ci toccammo in due giorni.
Risposta ad una lettera dell' Illmo: Sre: Adr: di Bl: Sre: di N: delli 8. di Giugno 1649. sendo restata un pezzo tra le Mani de' Mercanti, e conferendo un' altera sua con quella li.
Una scesa de' catarri sendomi cascata sopra tutte le membra, stando con questo dolore feci questi versi, le nostre donne, secondo la credulita Romana, volendomi dar da credrere, ch' era qualche stregoneria.
Il mese di Settembre dell' anno 1649.
Ricordandomi delle carezze di mia bell' Agn: e de' gran' gusti ch' io pigliava con ella, ancora che non spariti a fatto gli catarri, donde ho parlato di sopra.
Il gran' tradimento, che mi fu fatto d'un tal infame,
La mia bell' Agn. faciendo un paro di calzette di bambagia.
La Capra sopr' il bec'.
Ricordandomi, che ci era un pezzo, che si diceva in Hollanda, ch' io m'ero fatto Frate.
Sendoio andato colla mia bell' Agn. nella Vigna di Papa Giulio, fuor del popolo, dove sivolta per andar' all' Acqu' Acetosa.
Della forza delle mie fiamme, e contra quelli ch' invidiaveno la gran' fortuna de' miei amori.
Difesa dell' Amore Ofte Verdediging van de Min.
Un' insogno della mia bell' Agn.
Sendo venuto à casa tutto in colera, per l'amor di certe bugie terribili d'un becco F. di Barbier Francese, e d'una vecchia sua paesana toccando quello ch' havemo detto di Checha moury, nel mese d'Agosto 1648.
Sendo stato un pezzo senza fare versi.
La mia bell' Agn. che dormiva sempre nella stanzia di su' Padre e Madre, per godermi la mattina spogliato & ignudo nel letto, lor dava da credere spesse volte, ch' io l'haveva commandato di far certi servitij á bonissima hora in camara mia, ch' era un solare piu basso, e per questi servitij venne anco la furbacciotta il primo giorno dell' anno Giubileo 1650, tutta 'slacciatae piena di fuogo.
Rallegrandomi del mio ben stare.
Quel che si passó colla mia bell' Agn. alli 17. di Genaro 1650, quando ognuno mena la su' Bestia à S. Antonio.
Voluptates commendat rarior usus.
La mia bell' Agn. non soffrendo la mia melanconia, per non ricevere lettere d' Hollanda.
Aen de Hollandse Kroegers, ende Verkeer-speelders.
La mia bell' Agn., vedendo che quel che io le dissi una volta, era vero, che se la fusse mi' moglie, non risicandomi all hora di dir se dormisse con me, che le verrebbono presto le cinne, mi fece mille carezze.
Risposta a certi versi del Sre. Rr: An. troppo essaltando i miei trionfi d' Amore.
La mia bell' Agn: intrata nel Monasterio alli 4. di Febraro 1650.
La mia bell' Agn: havendo dimandato à su' Madre, che era andato à versitarla nel Monasterio, se io non andava à Putane o altre donne &c.
La mia malinconia nel Carnovale dell' anno 1650.
Non potendo intrar nel Monasterio, dove era la mia bell' Agn. se non con licenzia del Vicegerente.
Sendomi lasciato ingannaar d'un Hollandese, che mi haveva promesso di farmi un certo servitio à Venetia, dove arrivati insieme mi mancò di parola,
Nell' istesso suggetto.
Contra illud Virgilij
Sdegno vince amore.
Sonnet. Op den Tyber, ende de Dong.
Epitaphium ejusdem
Eenige andere gedichten mede te Roomen gemaeckt, door M.V.M.V. Cl.
Een verachting van Roomen,
Wel-levens Leeringen.
Op den geboorten-dag van onsen Salich-maker, aen die geen die den Adel in mijn Land verachten.
Hans mijn Schilder, soo ik hem weg hadde gejaegt/ om dat hy schier nimmer nuchtren was/ my/ door valsche eedē van sijn selven / ende Herren Graven en Baroenen, zijn Lands-lieden, een proces aen-gedaen / zijnde haer mislukt/ dat sy my meenden by de kop te vatten / na dat ik effen uyt mijn siek bedde was gekomen / dat hem daer na soo treffelijk wierd betaelt.
Lesende de Boecken van Seneca den Philosoof, en sijn vertroosting aen Polybius heel slecht vindende.
Aen de Heer Nic. Heyns, hebbende my een duyts Dicht, ter eeren van Aernout Slechtenhorst, uyt Gelderland, van Pontanus in't Latijn beschreven, gesonden.
Aen de Heer Adr: van Blyenb: Heer van Naeldwijck, my geschreven hebbende hoe sijn Ed: sijn tweede Soon was geboren, mede Adriaen geheeten, als den eersten die over-leden was.
Op een seeker Boek in Holland uyt-gekomen in't jaer 1647. aen de Heer N.H. te Padua zijnde.
Op mijn Schildery van Hans Henrik Schoon-veld, Hoogduyts Edelm: ende Schilder / die sijn linker-hand / en sijn rechter-oog alleen tot sijn wil had / gemaekt in't lest van Octob: 1648. Nae dat ik drie-mael in Holland, ende eens te Romen, van Swart heel slecht was getroffen.
De Pastey-bakker, naest onse deur alla Fiamma d'oro, ontrent de Post van Venetien, zeder het schriklijk overloopen van den Tyber, niet gebakken.
Op Anna van Parijs, te Romen, door haer kl.... penningen, in het Klooster van de Penitenten geraekt.
Den Vloek van Napels en Napolitanen, hebbende niet uytmuntends onder haer gevondē als ongeachte Fransse pokken, en zijnde in't Quartier van het Popel eens in levens-gevaer geweest, ende in't wederkeeren na Romen, over Zee in handen van 9. Banditen, alle Napolitanen, ontrent Nettuno, een Zee-plaetsken, op't strand' gevallen; maer door list en geluk ons besloten verderf en dood ontkomen, in de Maend April 1649.
Op de Guglie of Piramide van Donn' Olimpia, Swagerinne van Paus Innocent, op-gericht in 't jaer 1649. op de Piazza Navonna, veel Menschen als doen te Romen van honger stervende.
Iohan Gambas van Volterra, in de Maend van Jul. 1649. te Romen in mijn huys achter S. Geron: de' Schiavoni, mijn aensicht, my niet ter werreld gelijkende, van aerde gemaekt hebbende, liet ik hem het selve t' huys senden; waer-om hy binnen drie 'f vier dagen van dullicheyd is gestorven.
Op Adriaen van Essesteyn Schilder, zijnde te Romen in de Bend den Lossen gedoopt, die seer gewent was 'tSacrament in sijn reden te pas te brengen, ende weynig genegen tot blokken.
Duc de Guise. Sonnet.
Het Sonnet van Petrarcha, dat begint Fiamma dal ciel, &c. Op Romen gemaekt.
't Ander dat begint l'Avara Babylonia, &c.
't Derde dat begint Fontana di dolore, &c.
Aen den Adel van Venetien.
Op de Dood van sijn Hoocheyd Prins Willem van Oranje, ende de geboorte van den jongen Prins.
Sonnet met den selven Rijm, Op mijn Roomse Min, ende het af-sterven en geboorte voornoemd.
Sonnet Aen Ionkvr: M.V.D. Op haer blond gekruld haer.
Het vierde boeck van d'Eneis van Virgilivs. In Neder-duyts Rijm gestelt door M.V.M.V. Cl. In't Jaer 1643.
Het Vierde Boeck van d'Eneis van Virgilius.
Aen-wijsingen van de Misstellingen door 'tafwesen van den Autheur.