Oeuvres complètes. Tome III. Correspondance 1660-1661
(1890)–Christiaan Huygens– Auteursrecht onbekendNo 673b.
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anno circa le invenzioni ed usi del maraviglioso misurator del tempo col pendolo di Galileo Galilei d'eterna e gloriosa fama; e principalmente circa all' applicazione | |
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del medesimo pendolo agli usati oriuuoli: Obbedisco non già con quella evidente ed ornata narrativa, e qual si richiederebbe avendo a comparire avanti al purgatissimo giudizio dell' Altezza Vostra ma ben si con quella sincerità che è mia propria, cavando il tutto da quel sommario racconto, che d'ordin pure di Vostra Altezza io scrissi già son cinque anni intorno a vari accidenti ed azioni della vita di si grand' uomo, e da quanto io so auer sentito dalla di lui viva voce. Si comeGa naar voetnoot5) è notissimo, per le tradizioni pervenuteci, ch' a niuno delli antichi o moderni filosofi è stato permesso dal sommo incomprensibile Motore l'investigare pur una minima parte della natura del moto e de' suoi ammirandi accidenti, fuor ch'al nostro gran Galileo, il quale con la sublimità del suo ingegno seppe il primo | |
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sottoporlo alle strettissime leggi della divina Geometria; così non si revoca in dubbio il medesimo Galileo essere stato il primo a regolare con semplicissimo, e per così dire naturale artifizio la misura del tempo dall' stesso moto misurato. E per ridurre il tutto distintamente a memoria, l'origine ed il progresso di questa sua utilissima invenzione fu tale. Trovavasi il Galileo, in età di vent' anni in circa, intorno all' anno 1583, nella città di Pisa, dove per consiglio del padreGa naar voetnoot6) s'era applicato alli studj della filosofia e della medicina, ed essendo un giorno nel Duomo di quella città, come curioso ed accortissimo che egli era, caddegli in mente di osservare dal moto di una lampana, ch' era stata allontanata dal perpendicolo, se per avventura i tempi delle andate e tornate di quella, tanto per gli archi grandi che per i mediocri e per i minimi, fossero uguali, parendogli che il tempo per la maggior lunghezza dell' arco grande potesse forse restar contracambiato dalla maggior velocità con che per esso vedeva muovere la lampana, come per linea nelle parti superiori più declive. Sovvennegli dunque, mentre questa andava quietamente muovendosi, di far delle sue vibrazioniGa naar voetnoot7) un esamine, come suol dirsi, alla grossa per mezzo delle battute del proprio polso, e con l'aiuto ancora del tempo della musica, nella quale egli già con gran profitto erasi esercitato; e per allora da questi tali riscontri parvegli non aver falsamente creduto dell' egualità di quei tempi. Ma non contento di ciò, tornato a casa, pensò per meglio accertarsene di così fare. Legò due palle di piombo con fili di egualissime lunghezze, e da loro estremi le fermò pendenti in modo, che potessero liberamente dondolare per l'aria (che perciò chiamò poi tali strumenti dondoli o pendoli), e discostandole dal perpendicolo per differenti numeri di gradi, come per esempio l'una per 30, l'altra per 10, lasciolle poi in libertà in uno stesso momento di tempo, e con l'aiuto d'un compagno osservò che quando l'una per gli archi grandi faceva un tal numero di vibrazioni, l'altra per gl'archi piccoli ne faceva appunto altrettante. Inoltre formò due simili pendoli, ma tra loro d' assai differenti lunghezze, ed osservò che notando del piccolo un numero di vibrazioni, come per esempio 300 per i suoi archi maggiori, nel medesimo tempo il grande ne faceva sempre un tale stesso numero, come è a dire 40, tanto per gl' archi suoi maggiori che per i piccolissimi; e replicato questo più volte, e trovato per tutti gl' archi ed in tutti i numeri sempre rispondere l'osservazioni, ne inferì ugualissima essere la durazione tra 1' andate e le tornate d'un medesimo pendolo, grandissime o piccolissime ch' elle fossero, o non iscorgersi almeno tra di loro sensibile differenzaGa naar voetnoot8). | |
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S'accorfe ancora che nè le differenti gravità assolute, nè le varie gravità in ispecie delle palle facevano tra di loro manifeste alterazioni, ma tutte, perché appese a fili d'uguali lunghezze dai punti delle sospensioni ai lor centri, conservavano un' assai costante egualità de' lor passaggi per tutti gl' archi; se però non si fusse eletta materia leggerissima, come è il sughero, il di cui moto, dal mezzo dell' aria (che al moto di tutt'i gravi sempre contrasta, e con maggior proporzione a quello de' più leggieri) vien più facilmente impedito, e più presto ridotto a quiete. Assicuratosi dunque il Galileo di così mirabile effetto, sovvennegli per allora di applicarlo ad uso della medicina per la misura delle accelerazioni de' polsi, come pur tuttavia comunemente si praticaGa naar voetnoot9). Indi a poch' anni applicatosi agli studj geometrici, ed alli astronomici appresso, vedde l'importante necessità ch' essi haueuano d'uno scrupoloso misuratore del tempo per conseguire esattissime 1'osservazioni; che perciò fin d'allora introdusse il valersi del pendolo nella misura de' tempi e moti celesti, de' diametri apparenti delle Fisse e de' pianeti, nella durazione degli Eclissi ed in mill' altre simili operazioni, principalmente ottenendo da tale strumentoGa naar voetnoot10), una minutissima divisione e suddivisione del tempo, ancora oltre ai minuti secondi, a suo piacimento. Guidato poi dalla geometria e dalla sua nuova scienza del moto, trovò le lunghezze de' pendoli esser fra loro in proporzione duplicata di quella de' tempi d'ugual numero di vibrazioni. Ma perchè il Galileo nel comunicare le sue speculazioni, come abbondantissimo ch'egli n'era, ne fu insieme liberalissimo, quindi è che questi usi, e le nuovamente da esso avvertite proprietà del suo pendolo, a poco a poco divulgandosi, trovarono talvolta ò chi con troppa confidenza se le adottò per proprj parti, o chi nella pubblicazione di qualche scritto, artifiziosamente tacendo | |
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il nome del lor vero padre, se ne valse in tal guisa, che almeno da quei che n' ignoran l'origine potrebbero facilmente credersi invenzioni di essi, se a ciò non avesse abbondevolmente provveduto la sincerità dei benaffetti, tra i quali è il Signor Cristiano Ugenio olandese, che nel proemio dell' Oriuuolo da esso pubblicato nel 1658Ga naar voetnoot11) fa di queste invenzioni grandissima testimonianza a favore del medesimo Galileo. Non terminò già qui l'applicazione delli usi di questa semplice machina, poichè doppo avere il Galileo nell' anno 1610 scoperto per mezzo del telescopio, i quattro pianeti intorno al corpo di Giove da lui denominati MediceiGa naar voetnoot12), subito dall' osservazioni dei variati loro accidenti di occultazioni, d' apparizioni, d'ecclissi e d'altre simili apparenze di brevissima durazione, caddegli in mente di potere valersene per universal benefizio delli uomini ad uso della nautica e della geografia, sciogliendo perciò quel famoso e difficil problema, che indarno aveva esercitato i primi astronomi e matematici dei passati e del presente secolo, che è di potere in ogn' ora della notte, o almeno più frequentemente che con gli Eclissi lunari, in ogni luogo di mare e di terra graduare le longitudini. Per ciò ottenere diedesi allora ad un' assidua osservazione de' periodi e de' moti di tali Stelle Medicee, ed in meno di quindici mesi dal primo discoprimento ne conseguì tanto esatta cognizione, che arrivò a predire le future costituzioni di ciaschedun satellite comparate fra loro e col corpo stesso di Giove, pubblicandone un saggio per i due mesi avvenire di marzo e d' aprile dell' anno 1613, come si vede in fine della Storia delle Macchie solariGa naar voetnoot13). Ma conoscendo che in servizio della longitudine richiedevasi molto maggior perfezione per poter calcolare le tavole ed effemeridi, e che ciò non era possibile avere che doppo gran numero di osservazioni, e tra loro assai distanti di tempo; non prima che dell' anno 1615, si risoluè di proporre questo suo ammirabil pensiero a qualche gran Principe d'Europa, che fosse potente in mare principalmente; e con- | |
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ferendo ciò col Serenissimo Gran Duca Cosimo IIGa naar voetnoot14), suo Signore, volle questi per sè medesimo muoverne allora trattato con la Maestà Cattolica di Filippo IIIGa naar voetnoot15) Re di Spagna. Fra le invenzioni del Galileo concorrenti all' effettuazione di così grande impressa (oltre all' offerirsi dal medesimo di somministrare ottimi telescopi già fatti, e il modo di fabbricarli atti all' osservazione di Giove e suoi satelliti; e di poter facilmente usarli in nave, benchè fluttuante, le tavole ed effemeridi per la predizione delle future costituzioni di quei pianeti), eravi ancora quella dell' oriuuolo esattissimo, consistente in sostanza nelle ugualissime vibrazioni del suo pendolo. Questo trattato da varj accidenti interrotto, fu poi in diversi tempi riassunto, ma in fine del 1629, non so per qual fatalità, abbandonato. Stimando pertanto il Galileo che il maggiore ostacolo e la massima dell' eccezioni, che forse avesse incontrato la sua proposta fosse nell' haverlaGa naar voetnoot16) esibita per quel premio di facultadi ed onori che da tutti i re di Spagna e da altri potentati veniva promesso a chi di tale invenzione fosse stato l'autore, volendo pur far conoscere che egli gia mai da stimolo così vile era mosso, ma bensì dalla sicurezza del suo trovato, e con l'unica brama d'arricchire il mondo di cognizione cotanto necessaria e gioueuoleGa naar voetnoot17) all' umano commercio, e sè medesimo ornare della gloria per ciò dovutagli, stabilì finalmente di farne libera e generosa offerta ai potentissimi Stati Generali delle Provincie Confederate, onde nel 1636, mediante l'opera incessantissima del Signor Elia DiodatiGa naar voetnoot18) celebre giureconsulto di Parigi e avvocato del parlamento, amico suo carissimo e confidentissimo, e col patrocinio del Signor Ugon GrozioGa naar voetnoot19) allora ambasciadore residente in Parigi per la corona | |
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di Svezia, venne all' attual proposta del suo trovato alli Signori Stati d'Olanda, diffusamente spiegando con più e diuerse scritture e lettere colà inuiate, tanto ai Signori Stati suddettiGa naar voetnoot20) quanto al Signor Lorenzo RealioGa naar voetnoot21) presidente eletto dai medesimi all' esamine di questa proposizione, ed alli altri Signori Commessarii a ciò deputatiGa naar voetnoot22), che furono i Signori Martino OrtensioGa naar voetnoot23), Guglielmo BlaeuGa naar voetnoot24) Jacopo GolioGa naar voetnoot25) ed Isaach BechmannoGa naar voetnoot26) ogni suo particolar segreto e modo attenente all' uso della propria invenzione, si quanto alla difficultà oppostagli del ridur praticabile il telescopio nell' agitazione della nave, quanto circa al valersi del suo pendolo per misuratore del tempo; suggerendo al Signor Lorenzo Realio, con lettera de' 5Ga naar voetnoot27) Giugno 1637, un pensiero sovvenutogli intorno al togliere il tedio del numerar le vibrazioni del pendolo, adombrandogli brevemente la fabbrica d'un oriuuolo o macchinetta, la quale mossa nel passaggio dal medesimo pendolo (che servir doveva in luogo di quel che vien detto il tempo dell' oriuuolo) mostrasse il numero delle vibrazioni, delle ore e delle minute lor particelle decorse; come tutto può vedere l'Altezza Vostra Serenissima dal seguente capitolo, qui di parola trascritto, della suddetta lettera del Galileo al Signor RealioGa naar voetnoot28). QuesteGa naar voetnoot29) stesse notizie ad altre molte s' auranno in breve nella publicazione che | |
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intende fare l' Altezza Vostra di tutte le scritture che intorno al negozio delle longitudini ultimanente ella ottenne della liberalità del Signor Elia Diodati, il quale di tutte, come di prezioso tesoro auea tenuto particolarissima cura come quegli che solo pote farne raccolta, essendo che tanto le Lettere del Galileo, che quelle de' Signori Stati et de' lor Signori Commessari che scambieuolmente passarono dal 1635 fino al 1640 erano di comun consenso inviate al Sudditto Signor Elia per il ver recapito, avendo questi facolta d'aprire 'l tutto e prendersene copia per restar pienamente informati, di questo fatto chiaramente vedrassi come 'l concetto di cauar dal Pendolo un Oriuuolo fu prima del nostro GalileoGa naar voetnoot30) e come appresso fu da esso comunicato alli sopranominati Signori Commessari e conseguentemente agl' altri Signori Olandesi che successivamente s'adoprarono co Signori Stati a favore del Galileo fra quali fu un tal Signor BorelioGa naar voetnoot31) consigliero e pensionario della città di Amsterdam, ed un Signor Constantino UgenioGa naar voetnoot32) di Zulichem allora primo consigliere e segretario del Signor Principe d'Oranges, e padre del sopranominato Signor Cristiano. Vedendo per tanto il Galileo che il dover trattare questa sua proposizione per lettere in tanta distanza di luoghi richiedeva gran lunghezza di tempo nel rimuovere quelle difficultà, che per altro con la presenza in pochi giorni egli avrebbe sperato di superare, e che doppo averle spianate gli conveniva tornar da capo ad informar nuovi deputati (come gli era succeduto doppo cinque anni continui di negoziati per la morte di tutti e quattroGa naar voetnoot33) i Signori Commessari destinati all' esamine della sua proposta), da che l'età sua cadente di settanta cinqu' anni, e la sua cecità non gli permetteva il trasferirsi in Amsterdam, come in altro stato volentierissimo avrebbe fatto; desiderando pure per pubblico benesizio, che se non in vita sua, almeno in vita di quelli che già n' erano consapevoli, si venisse quantoprima alla sperienza del suo trovato, ch' egli reputava esser l'unico mezzo in natura per conseguire la cercata graduazione delle longitudini, stabilì d'inviar colà amico suo fidatissimo ed intelligentissimo delle cose astronomiche, il quale si era dimostrato assai pronto di trasferirvisi, ed al quale il medesimo Galileo aveva già, doppo la perdita della vista, ceduto tutte le proprie fatiche, osservazioni e calcoli attenenti ai Pianeti Medicei, e conferito la teorica per fabbricar le lor tavole ed effeme- | |
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ridi. Questi fu il Padre Don Vincenzio RinieriGa naar voetnoot34) Monaco Olivetano insigne mattematico nello Studio di Pisa, il quale si era con tanto gusto applicato a continuare le dette osservazioni, e talmente impadronitosene, che, come è benissimo noto all' Altezza Vostra, predicieua per molti mesi avvenire ogni particolare accidente intorno ai detti Pianeti, e nel 1647 fece vedere all' Altezza Vostra ed al Serenissimo Principe Cardinal Giovanni CarloGa naar voetnoot35) le tavole ed effemeridiGa naar voetnoot36) formate per molti anni, quali stava in punto di pubblicare: quando piacque a Dio, che tutto a miglior fine dispone, indi a pochi mesi togliercelo quasi repentinamente di vita. Non so già per qual disgrazia attraversandosi il caso a così profittevole cognizione, mentre egli se ne stava moribondo, fu da taluno ignorante o pur maligno spiritoGa naar voetnoot37), che ebbe l'adito nelle sue stanze, spogliato lo studio de' suoi scritti, tra i quali era la suddetta opera perfezionata, eGa naar voetnoot38) tutte le osservazioni e calcoli del Galileo dal 1610 ad 1637, con gli altri successivamente notati dal detto Padre Renieri fino al 1648, e così in un momento si fece perdita di ciò che nelle vigilie di 38 anni con tante e tante fatiche a pro del mondo s'era finalmente conseguito. Ma tralasciando le digressioni, intendeva il Galileo d'inviare alli Signori Stati d'Olanda questo Padre Renieri, e forse ancora in sua compagnia il Signor Vincenzio proprio figliuoloGa naar voetnoot39) giouane di grand' ingegno, ed all' invenzioni mecca- | |
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niche inclinatissimo, i quali insieme fossero provveduti ed istrutti a pieno di tutte le cognizioni necessarie all' effettuazione di sì grand' opera. Mentre dunque il Padre Renieri attendeva alla composizione delle tavole, si pose il Galileo a speculare intorno al suo misuratore del tempo; ed un giorno del 1641, quand' io dimorav' appresso di lui nella Villa d'Arcetri, sovviemmi che gli cadde in concetto che si saria potuto adattare il pendolo agli oriuuoli da contrappesi e da molla, con valersene invece del solito tempo, sperando che il moto ugualissimo e naturale di esso pendolo avesse a correggere tutti i difetti dell' arteGa naar voetnoot40). Ma perchè l'esser privo di vista gli toglieva il poter far disegni e modelli, a fine d'incontrare quel l'artifizio che più proporzionato fosse all' effetto concepito, venendo un giorno di Firenze in Arcetri il detto Signor Vincenzio suo figliuolo, gli conferì il Galileo tal suo pensiero, e di poi vi fecero più volte sopra varj discorsi, e finalmente stabilirono il modo che dimostra il qui aggiunto disegnoGa naar voetnoot41) e di metterlo intanto in opera per venire in cognizione del fatto di quelle difficoltà, che il più delle volte nelle machine con la semplice speculativa non si sogliono prevedere. Ma perchè il Signor Vincenzio intendeva di fabbricar lo strumento di propria mano acciò per mezzo degli artefici non si divulgasse prima che fosse presentato al Sere- | |
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nissimo GranducaGa naar voetnoot42) suo Signore, ed appresso alli Signori Stati per uso della longitudine, andò differendo tanto l'esecuzione, che indi a pochi mesi il Galileo, autore di queste ammirabili invenzioni, cadde ammalato, ed alli 8 di gennaio del 1642Ga naar voetnoot43) ab IncarnationeGa naar voetnoot44) mancò di vita; perlochè si raffreddarono talmente i fervori nel Signor Vincenzio, che non prima di aprile del 1649 intraprese la fabbrica del presente oriuuolo, sul concetto somministratogli giàGa naar voetnoot45), dal Galileo suo padre. Procurò dunque di avere un giovine, che vive ancora, chiamato Domenico BalestriGa naar voetnoot46), magnano in quel tempo al Pozzo dal Ponte Vecchio, il quale aveva qualche pratica nel lavorar oriuuoli grandi da muro, e da esso fecesi fabbricare il telaio di ferro, le ruote con i loro fusti e rocchetti, senza intagliarle, ed il restante lavorò di propria mano, facendo nella ruota più alta detta delle tacche numero 12 denti, con altrettanti pironi scompartiti in mezzo tra dente e dente, col rocchetto nel fusto di numero 6, e l'altra ruota che muove la sopraddetta di numero 90. Fermo poi da una parte del bracciuolo, che fa croce al telaio, la chiave o scatto, | |
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che posa sulla detta ruota superiore, e dall' altra impernò il pendolo, che era formato di un filo di ferro, nel quale stava infilata una palla di piombo, che vi poteva scorrere a vite, a fine d'allungarlo e scorciarlo secondo il bisogno di aggiustarlo col contrappesoGa naar voetnoot47). Ciò fatto, volle il Signor Vincenzio che io (come quegli ch'era consapevole di questa invenzione, e che l'avevo stimolato ad effettuarla) vedessi così per prova, e più d'una volta come pur vedd' ancora 'l suddetto arteficeGa naar voetnoot48), la congiunta operazione del contrappeso e del pendolo; il quale stando fermo tratteneva 'l moto dal contrappesoGa naar voetnoot49) ma sollevato in fuori e lasciato poi in libertà, nel passare oltr' il perpendicolo, con la più lunga delle due code annesse all' impernatura del dondolo, alzava la chiave che posa ed incastra nella ruota delle tacche, la quale tirata dal contrappeso, voltandosi colle parti superiori verso il dondolo, con uno de' suoi pironi calcava per disopra l'altra codetta più corta, e le dava nel principio del suo ritorno un impulso tale, che serviva d'una certa accompagnatura al pendolo che lo faceva sollevare fino all' altezza donde s'era partito; il qual ricadendo naturalmente, e trapassando il perpendicolo, tornava a sollevare la chiave, e subito la ruota delle tacche in vigor del contrappeso ripigliava il suo moto seguend' a volgersi e spignere col piron susseguente il detto pendolo; e così in un certo modo s' andava perpetuando l' andata e tornata del medesimo pendolo, sin' a che il peso poteva calare a basso. Esaminammo insieme l'operazione, intorno alla quale varie difficultà ci sovvennero, che tutte il Signor Vincenzio si prometteva di superare: anzi stimava di potere in diversa forma e con altre invenzioni adattare il pendolo all' oriuuolo; ma da che l'aveva ridotto a quel grado, voleva pur finirlo su lo stesso concetto che n'addita 'l disegnoGa naar voetnoot50), con aggiunta delle mostre per l'ore e per li minuti ancora; Per ciò si pose ad intagliare l'altra ruota dentata: ma in questa insolita fatica sopraggiunto da febbre acutissima, li convenne lasciarla imperfetta al segno che qui si vedeGa naar voetnoot51); e nel giorno xxiio del suo male, alli 16 di Maggio del 1649, tutti glï | |
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oriuuoliGa naar voetnoot52) più giusti, insieme con questo esattissimo misurator del tempo, per lui si guastarono e si fermarono per sempre, trapassando egli (come creder mi giova) a misurar, godendo nell' Essenza Divina, i momenti incomprensibili dell' eternità. Questo, Serenissimo Signore, è il progresso, o, per così dire, questa appunto è stata la vita del misuratore del tempo, degno parto del gran Galileo com' ha sentito, egli nacque nell' antichissimo e famoso tempio di Pisa intorno all' anno 1583, con tutto che il fondamento della sua concezione fosse eterno, mentre eterno è l'effetto dell' ugualissime durazioni e reciprocazioni del pendolo, benchè non prima osservato che dal perspicacissimo nostro Linceo. Principio in vero semplicissimo, e dal quale chiaramente s'apprende la verità di quel gran detto del medesimo Galileo: la natura opera molto col poco, e tutte le sue operazioni sono in pari grado maravigliose. Questo parto nella sua infanzia fu di vaga scorta alla medicina. Nutrito poi dalla robustissima geometria, e per la vigilante educazione di quella cresciuto, s'applicò in servizio dell' altissima astronomia, e non men atto e pronto si dimostrò all' arte nautica ed alla geografia. Si preparò a maggior uso'ntorno all' anno 1641, quando nella idea del suo genitor Galileo si vestì d'altra forma, e finalmente otto anni doppo, quando per mano del Signor Vincenzio Galilei stava per ricevere l'ultima perfezione nell' età sua più matura, restò allora infelicemente abbandonato. Quanto al rimanente non tralascerò di ricordare all' Altezza Vostra come sono intorno a quattr' anni che il Serenissimo Gran Duca perspicacissimo promotore sempre di cose utilissime e nuove, si dimostrò curioso di qualche modo per avere senza tedio, e con sicurezza, il numero delle vibrazioni del pendolo, ma però del pendolo libero e naturale, che non avesse (come nell' oriuuolo del Galileo) connessione o dependenza da altro estraneo motore, che allora io feci vedere a Sua Altezza, col soprariferito capitolo di lettera del medesimo Galileo, che questi l'aveva stimato fattibile, e descrittone un modo di propria invenzione con inviarlo in Olanda; che Filippo TrefflerGa naar voetnoot53) d'Augusta ingegnosissimo e perfettissimo artefice, degno in vero di tanto Principe, da questa apertura animato, fabbricò quella galante macchinetta, la quale sottoposta all' imo punto del verticale del pendolo per via d'un' alietta di essa, che nell' andata, ma non già nel ritorno della palla veniva mossa da un acuttissimo stile fissato nella parte inferiore di essa palla, dimostrava, per mezzo di leggerissime ruote, il numero preciso delle vibrazioni e delle minuzie del tempo, secondo che più si aggradiva, che per conservare il moto di questo pendolo per un medesimo verticale si proposero e misero in opera varie invenzioni; che per comandamento pure del medesimo Serenissimo si specularono | |
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ed inventarono diverse macchine, le quali, al quanto prima che il pendolo si riducesse verso la quiete, e cessasse di sollevare l'alietta del detto numeratore, riconducevano il pendolo a quell' altezza di gradi, dalla quale era stato lasciato da principio, e così perpetuavasi in un certo modo il suo moto, e consequentemente la numerazione delle sue vibrazione; che in questo medesimo tempo fu presentato a Sua Altezza dall' ingegnere Francesco GeneriniGa naar voetnoot54) un modello di ferro, nel quale però era unito al pendolo il contrappeso in modo simile a quello che 14 anni avanti s'era immaginato il Galileo, ma si bene con diversa e molto ingegnosa applicazione che Filippo soprannominato adattò la 'nvenzione ad un oriuuolo da camera per Sua Altezza, il quale mostrava l'ore ed i minuti, e che di poi ne ha fabbricati per le loro Altezze delli esattissimi, i quali dimostrano il tempo assai più minutamente diviso, e nel corso di molti giorni non variano tra di loro di un sol minuto; che d'ordine di Sua Altezza medesima lo stesso Filippo, togliendo dall' una e dall' altra invenzione, ha ridotto a questa foggia l'oriuuolo publico della Piazza del Palazzo dove abitano le loro Altezze; e finalmente che a' mesi addietro fu inviato di Parigi all' Altezza Vostra la già nominata scrittura in dichiarazione del disegno di un simile oriuuolo del soppradetto Signor Ugenio. Ma nei particolari dei fatti fin qui narrati non istarò a diffondermi con maggior tedio di Vostra Altezza, gia che tutto ha per sè stessa veduto, ed a tutto si è trovata presente; onde profondamente inchinandomi bacio all' Altezza Vostra la veste. Di casa, li 20 Agosto 1659.
Di Vostra Altezza Serenissima Umilissimo Devotissimo ed Obbligatissimo Seruo Vincenzio Viviani. |
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