De Tweede Ronde. Jaargang 6
(1985)– [tijdschrift] Tweede Ronde, De– Auteursrechtelijk beschermd
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Drie gedichten
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De nacht doet er niet toe. De vierkante hemel
fluistert me alle geluiden toe, en een kleine ster
roert zich in de leegte, ver van het voedsel,
van de huizen, zo anders. Zij heeft aan zichzelf niet genoeg.
Hier in het donker, alleen, is mijn lichaam rustig
en voelt zichzelf meester.
(1933) | |
Mania di solitudineMangio un poco di cena alla chiara finestra.
Nella stanza è già buio e si vede nel cielo.
A uscir fuori, le vie tranquille conducono
dopo un poco, in aperta campagna.
Mangio e guardo nel cielo - chi sa quante donne
stan mangiando a quest'ora - il mio corpo è tranquillo;
il lavoro stordisce il mio corpo e ogni donna.
Fuori, dopo la cena, verranno le stelle a toccare
sulla larga pianura la terra. Le stelle son vive,
ma non valgono quesie ciliege, che mangio da solo.
Vedo il cielo, ma so che tra i tetti di ruggine
qualche lume già brilla e che, sotto, si fanno rumori.
Un gran sorso e il mio corpo assapora la vita
delle piante e dei fiumi, e si sente staccato da tutto.
Basta un po' di silenzio e ogni cosa si ferma
nel suo luogo reale, cosí com'è fermo il mio corpo.
Ogni cosa è isolata davanti ai miei sensi,
che l'accettano senza scomporsi: un brusío di silenzio.
Ogni cosa nel buio la posso sapere
come so che il mio sangue trascorre le vene.
La pianura è un gran scorrere d'acqua tra l'erbe,
una cena di tutte le cose. Ogni piania e ogni sasso
vive immobile. Ascolto i miei cibi nutrirmi le vene
di ogni cosa che vive su questa pianura.
Non importa la notte. Il quadrato di cielo
mi susurra di tutti i fragori, e una stella minuta
si dibatte nel vuoto, lontana dai cibi,
dalle case, diversa. Non basta a se stessa,
e ha bisogno di troppe compagne. Qui al buio, da solo,
il mio corpo è tranquillo e si sente padrone.
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Slapende vriendWat zullen we vanavond zeggen tegen de slapende vriend?
Het geringste woord springt naar onze lippen
uit diepste pijn. We kijken naar onze vriend,
zijn nutteloze lippen die niets zeggen,
wij zullen onderdanig spreken.
De nacht zal lijken
op het oude verdriet dat elke avond terugkeert,
onverstoorbaar en levend. Verwijderde stilte
zal lijden als een ziel, stom, in het donker.
Wij zullen tegen de nacht praten die onderdanig ademt.
Wij zullen de ogenblikken in het donker horen stromen,
terzijde van de dingen, in de angst voor de dageraad
die plotseling zal komen, dingen belichtend
tegen een doodse stilte. Nutteloos licht
zal het verstrooid gezicht van de dag blootleggen.
Ogenblikken zullen zwijgen. En dingen zullen eenvoudig spreken.
(1937) | |
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NocturneDe heuvel staat nachtelijk tegen de heldere hemel.
Jouw hoofd, dat daardoor omlijst wordt, beweegt nauwelijks
en schuift met deze hemel mee. Je bent als een wolk,
opgevangen door de takken. In je ogen lacht
de vreemdheid van een lucht die niet de jouwe is.
De heuvel van aarde en bladeren weerstaat
met z'n duistere dichtheid je levendige blik;
je mond heeft de plooi van een zachte ronding
tussen verre kusten. Het is alsof je speelt
met de grote heuvel en de helderheid van de hemel:
om mij te behagen herhaal je de oeroude achtergrond
en maakt hem volmaakter.
Maar je leeft ergens anders.
Jouw teder bloed is ergens anders ontstaan.
De woorden die je zegt grijpen niet terug
naar het rauwe verdriet van deze luchten.
Je bent alleen maar een witte, zachtmoedige wolk,
die een nacht verstrikt zat tussen oude takken.
(1940) | |
NotturnoLa collina è notturna, nel cielo chiaro.
Vi s'inquadra il tuo capo, che muove appena
e accompagna quel cielo. Sei come una nube
intravista fra i rami. Ti ride negli occhi
la stranezza di un cielo che non è il tuo.
La collina di terra e di foglie chiude
con la massa nera il tuo vivo guardare,
la tua bocca ha la piega di un dolce incavo
tra le coste lontane. Sembri giocare
alla grande collina e al chiarore del cielo:
per piacermi ripeti lo sfondo antico
e lo rendi piú puro.
Ma vivi altrove.
Il tuo tenero sangue si è fatto altrove.
Le parole che dici non hanno riscontro
con la scabra tristezza di questo cielo.
Tu non sei che una nube dolcissima, bianca
impigliata una notte fra i rami antichi.
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L'amico che dormeChe diremo stanotte all'amico che dorme?
La parola piú tenue ci sale alle labbra
dalla pena piú atroce. Guarderemo l'amico,
le sue inutili labbra che non dicono nulla,
parleremo sommesso.
La notte avrà il volto
dell'antico doloce che riemerge ogni sera
impassibile e vivo. Il remoto silenzio
soffrirà come un'anima, muto, nel buio.
Parleremo alla notte che fiata sommessa.
Udiremo gli istanti stillare nel buio
al di là delle cose, nell'ansia dell'alba,
che verrà d'improvviso incidendo le cose
contro il morto silenzio L'inutile luce
svelerà il volto assorto del giorno. Gli istanti
taceranno. E le cose parleranno sommesso.
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