Beatrijs. La leggenda della sacrestana
(2004)–Anoniem Beatrijs– Auteursrechtelijk beschermd
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del suo atto, poiché il mondo ‘poco mantiene la sua fede’Ga naar voetnoot1. Il giovane la conforta, le ripete che nulla mai potrà separarlo da lei; nel frattempo giungono in un bosco dove tutta la natura sembra invitare all'amore. Di quell'invito si rende interprete il cavaliere, già acceso dal desiderio, ma ciò provoca lo sdegno di Beatrijs, a cui sembrerebbe di essere una di quelle donne che guadagnano denaro con il proprio corpo. Sarà sua quando vivranno insieme e divideranno uno stesso letto. Il giovane si scusa tutto mortificato; allora Beatrijs tenta di fargli capire quanto bene gli vuole dicendogli che rispetto alle gioie del cielo ‘ogni cosa terrena è miseria’Ga naar voetnoot2, e lei sa bene a che cosa abbia rinunciato per amore del bel giovane. Per sette anni vivono nella più completa ricchezza e dalla loro unione nascono due bambini. Ben presto però, dopo che il giovane ha finito tutti i risparmi, ha impegnato gemme di gran valore e venduto il proprio cavallo, giunge la povertà. Sconvolto dalla nuova condizione egli viene meno alla sua promessa e abbandona l'amata e i figli. Per far sì che i due figli sopravvivano, Beatrijs si prostituisce conducendo per sette anni un'esistenza indegna come meretrice. In tutto quel periodo non è passato giorno che ella non abbia pregato la Madonna, fonte di beatitudine e felicità, affinché la riconduca sul retto cammino. Pentita per ciò che ha fatto si mette a girovagare per il paese fino a che una sera si trova a passare nelle vicinanze del convento. Viene ospitata da una vedova dalla quale viene a sapere che la sacrestana non è mai fuggita, anzi rappresenta un esempio di purezza e di totale devozione a Maria. Beatrijs è sconvolta e incuriosita allo stesso tempo. In un sogno ode la voce di un angelo che le rivela che Maria si è presa cura di lei e che le ordina di tornare in convento. Al suo risveglio pensa di essere stata vittina di uno stratagemma del diavolo e prega Dio e la Madonna affinché le diano una conferma di tale sogno. Dopo che per la terza volta la stessa voce la induce a ritornare, affida i suoi bambini alle cure della vedova e di nascosto fa ritorno al convento, dove ritrova l'abito | |||||||
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e le chiavi che aveva lasciato sull'altare di Maria al momento della partenza. Scopre così che la Madonna, per tutto quel tempo, l'ha miracolosamente sostituita nelle sue mansioni, assumendo le sue sembianze. Beatrijs riprende il proprio posto tra le altre religiose; tuttavia, nonostante il peso dei peccati, non osa confessarsi. Un giorno, mentre è seduta nel coro a pregare, le appare in visione un giovane vestito di bianco, che, mentre gioca con una mela rossa, tiene tra le braccia un bambino nudo e morto. Questa visione la spinge ad andarsi a confessare dall'abate, che proprio in quel momento sta facendo la sua visita annuale al convento. Dopo averla confessata e assolta l'abate non può tacere il miracolo e lo racconta nelle sue prediche, a beneficio di ogni peccatore; poi prende in custodia i due bambini, che una volta cresciuti diverranno due religiosi.
La vicenda, nella forma appena narrata, corrisponde alla versione medio nederlandese in rima baciata di quella che si è soliti chiamare ‘Leggenda di Beatrijs’; va anche ricordato che soltanto alla fine del poema, e precisamente al verso 1029, l'autore rivela il nome della suora. Questo procedimento, che non era insolito nella letteratura medievaleGa naar voetnoot3, si ritrova in tutte le versioni della leggenda della sacrestana a noi note, con la sola eccezione del testo di Cesario di Heisterbach contenuto nel Dialogus Miraculorum, dove già dalla prima frase la suora è menzionata con il proprio nomeGa naar voetnoot4. Inoltre è da notare che il testo medio nederlandese nel manoscritto medievale non presenta alcun titolo e viene indicato col nome della protagonista solo a partire dalle edizioni del XIX secolo. | |||||||
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Come nei romanzi cavallereschi, nei quali il cavaliere doveva superare delle prove per poter assumere una propria identità, così la suora prima porta a compimento la sua prova e solo alla fine, dopo un processo di purificazione, riceve un nome. Inoltre, come gli stessi eroi dei romanzi cavallereschi vengono indicati inizialmente con nomi comuni, così anche in Beatrijs ci si riferisce alla sacrestana mediante termini che ne designano il ruolo (joncfrouwe, costerinne, nonne e vriendinne)Ga naar voetnoot5 anziché usarne il nome proprio. II nome Beatrijs, derivato dal latino BeatrixGa naar voetnoot6, significa ‘portatrice di beatitudine’ e trova una sua motivazione semantica solamente alla fine dell'opera, quando la suora acquisterà la sua completa identità dopo la confessione e l'assoluzione. Il punto centrale della leggenda è il perdono di Maria, che viene esteso alla suora peccatrice con lo scopo di illustrare l'immensa misericordia della Madonna. Infatti Beatrijs costituisce una significativa testimonianza dell'importante ruolo svolto dalla Madre di Gesù nel credo dell'uomo medievaleGa naar voetnoot7. Sebbene il culto di Maria avesse acquistato già molta importanza a partire dal IV secolo, esso raggiunse il suo apice nel XII e XIII secoloGa naar voetnoot8. Se Dio si trova al di sopra degli uomini e quindi è irraggiungibile, Maria è come una madre, e per questo il suo ruolo è di mediare tra Dio e gli uomini diventando il rifugio per chi si trova nel bisogno, il simbolo della misericordia. Il legame tra la Madonna e Beatrijs è centrale in questo poema: pur dopo aver abbandonato Dio e il convento Ia giovane donna continuerà ogni giorno a pregare Maria, mantenendo vivo il legame indissolubile che la condurrà alla salvezza. Tre tipi d'amore svolgono un ruolo fondamentale nella vita di questa suora:
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Lo stretto legame tra Maria e Beatrijs è così forte che non viene meno neppure al momento della fuga dal convento, e l'indissolubilità di questo legame è rappresentata dal fatto che la suora in questa occasione indossa un vestito rosso ed una sopravveste blu, colori che per la loro valenza simbolica richiamano la figura della Madonna. Infatti il rosso è sempre stato riferito all'amore, inteso non solo in senso terreno, ma anche spirituale, e il blu, il colore del cielo, può essere considerato il simbolo della fedeltà. Infine Beatrijs si avvolge in veli di seta bianca, enfatizzando ulteriormente questo legame con Maria, in quanto il bianco è simbolo di purezza e innocenza. In base al velo che Beatrijs indossa nel convento si può supporre che la suora appartenesse all'ordine monastico dei Cistercensi, fondato nel 1098 a Citeaux da una ventina di monaci benedettini. Questi con l'abate Robert avevano lasciato l'abbazia di Molesmes in Francia per seguire più fedelmente, in altro luogo, la Regola di San Benedetto. Dopo un inizio alquanto difficile, avevano ricevuto la nuova regola dal terzo abate Stefano Harding, che l'aveva confermata allo spirito di san Bernardo. Come i Certosini, i Cistercensi, nei secoli XII e XIII, furono i protagonisti di una meravigliosa nuova fioritura della vita monastica e diedero un profondo e duraturo contributo alla civiltà medievale in tutti i suoi aspetti: dallo spirituale all'economico, dall'artistico al socialeGa naar voetnoot9. La stessa descrizione del convento, semplice nell'architettura e sobrio nei costumi, sembra suffragare l'ipotesi che quello in cui vive la protagonista sia un monastero cistercense. Invece l'abito di Beatrijs con il suo colore grigio differisce da quello bianco dei cistercensi, il che rende meno sicura l'attribuzione della suora a questo ordine. | |||||||
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Secondo il Duinhoven la leggenda di Beatrijs ha subìto delle interpolazioni che l'hanno trasformata quasi in un racconto cortese. Infatti nella vicendasi riscontrano aspetti tipici della mentalità cortese a fianco ad altri di stampo religioso, elementi presenti entrambi nella personalità di Beatrijs. Ad un livello più profondo il racconto può essere interpretato come una lotta tra il mondo cortese e quello religioso, tra le norme aristocratiche e i valori ultramondani, tra la terra e il cielo. Ciò appare evidente nella dualità del carattere della suora e si manifesta nel suo conflitto interiore fra l'attrazione verso il giovane e il richiamo verso i doveri di religiosa. Inoltre tale contrasto risalta anche nella difformità tra la fugacità dell'amore e della fedeltà terreni, rappresentati dalla figura del giovane, e l'autenticità spirituale dell'amore e della fedeltà di Beatrijs. Già nel XIX secolo il grande critico e scrittore Busken Huet (1826-1886)Ga naar voetnoot10 aveva sottolineato l'importanza dei versi 934-939 del poema, senz'altro il passo che contiene il più alto valore simbolico: Een jonghelinc met witten ghecleet;
hi droech in sinen arm al bloet
een kint, dat dochte haer doet.
Die jonghelinc warp op ende neder
enen appel ende vinken weder
vor tkint, ende maecte spelGa naar voetnoot11.
È questo il momento in cui appare in sogno a Beatrijs un uomo vestito di bianco, che tiene in braccio un bambino nudo e morto che sembra voler intrattenere gettando in alto una mela e riprendendola al volo. Busken Huet indicava addirittura questo passo come il punto fondamentale dell'intera opera. Poiché l'espressione medio nederlandese al bloet può significare ‘chiaramente visibile’, ma anche ‘completamente nudo’, siamo in pre- | |||||||
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senza di due interpretazioni possibili, entrambe accettabili. In ogni caso, tenendo presente che nelle raffigurazioni medievali l'anima veniva spesso rappresentata come un bambino nudo, il significato morale dell'apparizione è il seguente: come è vano il tentativo dell'angelo di far divertire il bambino morto, così è inutile il pentimento della suora peccatrice, la cui anima è altrettanto morta se non otterrà la grazia di Dio attraverso il sacramento della confessione. È inoltre possibile un'interpretazione ad un livello più profondo di questa immagine allegorica: l'angelo rappresenta Beatrijs;il bambino l'anima morta e peccaminosa della suora; e la mela, simbolo del peccato originale, rappresenta il peccato stesso di Beatrijs. Il frutto viene gettato in aria, ma non raggiunge il cielo e ricade di nuovo a terra: allo stesso modo le preghiere, le astinenze e le rinunce della peccatrice non giovano a nulla e non cancellano il peccato finché non si sarà confessata.
La confessione non è solamente necessaria alla salvezza di Beatrijs, ma diventa fondamentale per il racconto stesso, nel quale altrimenti la lotta contro il desiderio, l'inevitabilità della fuga, la tragedia del declino, il rimorso e il pentimento mancherebbero di veridicità, dal momento che nessuno sarebbe venuto a conoscenza del miracolo compiuto da Maria. Per quanto riguarda la struttura dell'opera è d'obbligo soffermarsi sul problema ancora irrisolto dell'autenticità della parte conclusiva del poema(vv. 865-1038), ritenuta generalmente, con la sola opposizione del van MierloGa naar voetnoot12, un'aggiunta posteriore. Sulla base della teoria di H. WatenphulGa naar voetnoot13 riguardo ad una conclusione successivamente aggiunta ad opera di un autore diverso, si è aperto un dibattito che non è riuscito tuttavia a risolvere la questione. Questa seconda parte elabora ampiamente il motivo della confessione come condizione indispensabile per ottenere la grazia divina, ed inoltre quello della sorte dei due bambini, affidati, come si è già detto, dalla sacrestana ad una vedova prima del suo rientro in convento. Ampliando | |||||||
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così il poema, l'autore abbandonerebbe quell'armonica struttura circolare propria del racconto, basata sull'articolazione convento-mondo-ritorno al convento. Il van Mierlo, in difesa dell'integrità del testo tradizionale, cerca di giustificare il carattere peculiare dell'ultima parte introducendo la distinzione tra la storia della sacrestana, conclusasi con il ritorno al convento, e la narrazione del miracolo che, a suo avviso, comprende necessariamente anche la vicenda dei bambini privati della madre. I contributi di altri due studiosi quali il Kazemier e il van Oostrom, partendo da punti di vista completamente nuovi, aprono una nuova fase della discussione. Il KazemierGa naar voetnoot14 analizza attentamente il simbolismo aritmetico del racconto e mette in evidenza che la sacrestana vive sette anni con l'amante, poi sette anni come prostituta, pur continuando ad osservare sempre le sette ore canoniche per le preghiere alla Madonna. Egli ravvisa nel numero stesso dei versi della prima parte del poema, precisamente 864, un significato mistico, essendo questo numero scomponibile nei fattori 25 per 33 Ga naar voetnoot15. Il numero 2, nel Medioevo, era simbolo di scissione e del diavolo, il 5 simbolo della Madonna. Secondo il Kazemier due alla quinta potenza rappresenterebbe la sottomissione del peccato alla ‘potenza’ della Madonna ed infine l'insieme sarebbe determinato dal 3, numero sacro per eccellenza perché indicativo del Dio trinitario. Tale simbolismo reggerebbe anche l'articolazione interna del testo, in quanto è possibile suddividerlo in due parti simmetriche ognuna di 432 versi. La simmetria appare chiara dal raffronto tra le due parti: mentre nella prima, infatti, si narrano la vita della sacrestana e poi la sua caduta nel peccato, nella seconda vengono raccontate prima la vita della suora senza l'amante e poi il suo graduale riavvicinamento alla vita monastica, cioè l'ascesa religiosa. Un altro simbolismo è riscontrabile, inoltre, nel numero 666. Tale è infatti il numero dei versi in cui la | |||||||
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protagonista rimane in balìa del diavolo, identificato dalla Bibbia, nel libro dell'Apocalisse, proprio tramite il ‘numero della bestia’, 666Ga naar voetnoot16. A partire dal verso 667 la sorte di Beatrijs subisce una svolta positiva grazie all'intervento della Madonna: è proprio da questo verso, infatti, che inizia la narrazione della visione celeste che esorta la donna a ritornare al convento. Kazemier ha dedotto da tale interpretazione simbolica che i versi 865-1038 possano essere ritenuti un'aggiunta successiva. Tale aggiunta sarebbe giustificata dalla necessità, per l'autore, di introdurre nell'opera l'elemento della confessione come requisito di ortodossia cattolica. Inoltre, se raffrontata con i vv. 934-939, l'aggiunta finale appare ancor pù logica; infatti in questi versi, riguardanti la visione di Beatrijs,viene espressa chiaramente la necessità della confessione non solo alla luce dell'ortodossia cattolica, ma anche per dare un senso ai propositi di pentimento della suora. Inoltre, se accettiamo la tesi di Kazemier della duplice divisione del nucleo originario in due parti, la prima in parti uguali per ragioni di simmetria (vv. 1-432 e 432-864), la seconda in base al simbolismo aritmetico(vv. 1-666 e vv. 667-864), vi può essere un secondo motivo che giustifichi un'aggiunta finale. Come si è già detto il numero 2 nel Medioevo aveva valore fortemente negativo, mentre il numero 3 aveva un significato profondamente sacro; risulterebbe quindi strano che l'autore, il quale aveva impostato tutta la struttura della sua leggenda sul simbolismo aritmeticoGa naar voetnoot17, avesse articolato l'opera in due parti soltanto, e ciò proprio in un testo di contenuto fortemente religioso quale Beatrijs, in quanto avrebbe creato una composizione che nella sua struttura simboleggiava numericamente la scissione diabolica. Se escludiamo, quindi, che l'autore abbia potuto comporre l'opera nel segno del numero 2, bisogna supporre che egli abbia cercato di raggiungere la pienezza divina del numero 3, ma che, poiché il racconto non si sviluppava in tre parti, gli si fosse imposta la | |||||||
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necessità di allungarlo con un'aggiunta. Tale espediente non dovette essere però soltanto un accorgimento tecnico per soddisfare il simbolismo aritmetico dell'opera. In esso si può riscontrare infatti anche una motivazione teologica: senza la confessione la protagonista non poteva essere considerata completamente perdonata. Dunque ognuno di tali accorgimenti non si limitava a fornire una compiutezza di tipo simbolico, ma mirava anche a conferire all'opera l'ideale corrispondenza tra simbolismi e contenuto teologico. Sulla base di questa interpretazione possiamo analizzare il significato simbolico del numero 7, che rappresenta la pienezza nell'esperienza di vita della sacrestana, ripetendosi in ogni fase particolare della sua vicenda, così come possiamo vedere la tripartizione dell'opera come simbolo del compiersi della redenzione della protagonista. Il Kazemier ribadisce ancora come la struttura per l'opera sia triplice, e propone oltre alle precedenti un terzo tipo di tripartizioneGa naar voetnoot18, che la suddivide ulteriormente in sette unità minori, in modo da riprendere ancora, simbolicamente, i numeri 3 e 7, ossia la perfezione e la compiutezza. Tale ulteriore ripartizione ha carattere ciclico e in essa le 3 parti costituiscono le tre tappe fondamentali di un movimento circolare. La prima tappa si snoda attraverso la tentazione della sacrestana di uscire dal convento e di preferire il mondo a Dio, la seconda è rappresentata dall'abbandono del convento e dalla vita nel mondo, la terza e conclusiva è costituita dal ritorno al convento stesso. La perfetta circolarità di questo processo è messa in evidenza anche dalle condizioni esteriori in cui avviene il ritorno; infatti, grazie all'intervento della Madonna, che si era sostituita alla sacrestana perché le altre suore non si accorgessero di niente, la religiosa ritrova tutto come aveva lasciato e può continuare la propria vita come se nulla fosse successo. A differenza delle altre ripartizioni, quella in 7 unità minori è chiaramente indicata nel manoscritto. Esso infatti è composto, fino al verso 864, da una serie di 21 episodi separati da interspazi, ognuno dei quali inizia con una maiuscola miniata. Par- | |||||||
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tendo da quest'ultima ipotesi, si può notare ancora una volta come i versi 865-1038, che rimangono fuori dal processo circolare, siano da interpretarsi come un'aggiunta successiva. Van OostromGa naar voetnoot19 affronta invece la questione scindendo il problema della struttura dell'opera da quello prettamente filologico dell'edizione del testo, e in questa cornice esamina la supposta aggiunta finale. Secondo lo studioso il poeta di Beatrijs sembra aver innestato la struttura del racconto della leggenda mariana sullo schema tipico del romanzo cortese, nel quale la protagonista persegue, proprio come il cavaliere arturiano, una ricerca d'identità in due fasi, con lo stesso punto di partenza e di arrivo. Nelle narrazioni del ciclo arturiano ha individuato due tipi di struttura principale: quello dell'entrelacementGa naar voetnoot20 (‘intreccio’, ‘tessuto’) e quello chiamato DoppelwegGa naar voetnoot21 (‘doppio percorso’). II procedimento dell'entrelacement, così denominato dallo studioso francese Ferdinand Lot, consiste nell'abbandono improvviso di un'azione da parte del protagonista nell'intento di farne cominciare un'altra. Si tratta di un incastro sistematico, nel quale da un lato alcuni episodi anteriori, lasciati provvisoriamente da parte, si sviluppano ulteriormente, mentre dall'altro viene avviata una serie di episodi successivi. Da questo procedimento deriverebbero conseguenze importanti, ben esemplificate dal Lancelot medio nederlandese, nel quale non è possibile suddividere la trama in veri e propri capitoli o sopprimere un'avventura senza che questo abbia delle ripercussioni suull'intera struttura. Non è possibile, allo stesso modo, introdurre nuovi episodi senza correre il rischio che questi risultino insignificanti in quel contesto. In altri termini, il Lancelot non è un mosaico dal quale si possono estrarre delle tessere per sostituirle con altre, mentre può essere considerato una stuoia o una tela, nella quale se si tentasse di praticare qualche ‘taglio’ si disfarebbe l'intero ordito. Al contrario la struttura del Doppelweg sarebbe caratterizzata | |||||||
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dalla presenza di un unico protagonista che rappresenta la figura dell'eroe in continua ricerca, il quale abbandona il mondo ordinato e protetto della corte di Artù per intraprendere un viaggio in un mondo negativo, spaventosamente popolato da briganti, giganti e serpenti, dove sarà messo a dura prova. Nei romanzi arturiani la prima parte comprende sempre l'uscita dell'eroe dall'anonimato, la conferma della sua individualità nell'avventura a lui destinata e da lui superata, nel combattimento e nell'amore. Il singolo cavaliere però, per quanto difficilmente la accetti, non può auto-escludersi dalla comunità del suo ceto, ma tende ad essere reintegrato in essa, pur conservando le proprie nuove qualità. Si assiste quindi ad una crisi dell'eroe impegnato in una nuova ricerca che culminerà nel ritorno alla corte da cui era partito. Mentre in una prima fase l'eroe acquista un'identità individuale, nella seconda accetta nuovamente il codice della comunità, riconoscendolo come necessario. Perciò la seconda parte dei romanzi cominda con il singolo cavaliere che ha abbandonato il mondo arturiano, modello fittizio e archetipo della comunità, e prosegue attraverso un'evoluzione interiore lungo una serie di avventure sempre pù impegnative fino alla reintegrazione, che fa del romanzo scisso in due parti un tutto unico. Secondo van Oostrom la struttura di Beatrijs si rifà al Doppelweg, che egli traduce in nederlandese con il termine Tweefasenstructuur (‘struttura in due fasi’). Infatti, proprio come il cavaliere arturiano, anche Beatrijs abbandona il suo riparo, rappresentato in questo caso dal convento, per intraprendere un viaggio rischioso e pericoloso verso un mondo negativo rappresentato dalla realtà esterna al convento,quella secolare. Ella sembra infatti iniziare un percorso attraverso la buia e profonda valle della prova che la vedrà riemergere faticosamente dalle tenebre in cui era caduta, per poi tornare al convento, ormai purgata di ogni sua colpa. Quindi, dalla prima fase nella quale Beatrijs trova una realizzazione puramente individuale, si passa ad una seconda fase in cui, attraverso la confessione e l'assoluzione, la suora raggiunge una completa armonia con i valori della propria comunità religiosa. |
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