Beatrijs. La leggenda della sacrestana
(2004)–Anoniem Beatrijs– Auteursrechtelijk beschermd
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7.
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1) | rima imperfetta |
2) | ritmo (del verso) irregolare |
3) | errore grammaticale |
4) | passi incoerenti |
5) | passi superflui |
6) | passi contraddittori. |
C'è da notare tuttavia che il confine tra i criteri identificati come ‘passi incoerenti’ e ‘passi contraddittori’ è labile ed il Duinhoven stesso non fornisce una distinzione precisa.
Individuando le diverse varianti e interpolazioni Duinhoven ricostruisce lo ‘stemma’ (o albero genealogico), vale a dire la rappresentazione grafica che permette di ipotizzare, in base agli errori significativi, l'archetipo e i vari rami della tradizione manoscritta e, di conseguenza, di fissarne il testo.
Come già detto, per la ricostruzione del testo originale di Beatrijs Duinhoven si serve sia della versione in rima (R) sia delle versioni in prosa (H/K e D). Egli, però, notando le notevoli affinità tra H e K, circoscrive la propria indagine alle tre versioni R, K e D, poiché l'analisi di H assume un valore limitato rispetto a quella di K.
Dal confronto con il testo latino di Cesario di Heisterbach contenuto in Libri VIII Miraculorum, che indicheremo con (L), Duinhoven constata che le versioni in prosa concordano con esso, ma contrastano con la versione in rima. Naturalmente vi sono delle corrispondenze anche tra la versione in rima e il testo latino di Cesario, tanto più che alcuni passi in R possono essere considerati addirittura una traduzione letterale della leggenda di Cesario.
Secondo Duinhoven R, K e D derivano da una stessa versione, che può essere considerata l'originale medio nederlandese (O). Infatti è possibile riscontrare delle analogie nelle tre versioni: ad esempio il fatto che la suora, al momento della fuga, non abbandoni sull'altare solo le chiavi, come nella versione latina, ma anche l'abito e le scarpe. Inoltre la durata del periodo in cui Beatrijs vive con l'amato, da cui avrà due figli, è la stessa in tutti e tre i testi. Da questa constatazione egli deduce che R, K e D debbano avere un archetipo in comune (x) non identico ad O, che è la traduzione letterale di L. Sulla base di ciò Duinhoven costruisce dunque un primo stemma:
Secondo il ‘metodo Lachmann’, seguito da Duinhoven, quando due redazioni messe a confronto presentano gli stessi errori risalgono allo stesso archetipo. Sulla base di tale postulato egli analizza le divergenze tra le varie versioni ed evidenzia, per esempio, che gli elementi cortesi presenti nel testo rimato (cfr. vv. 37-62; 91-94; 95-129 e 327-401) mancano in K e in D; ne consegue quindi che K e D non derivano da R. Inoltre si riscontrano in D elementi della versione originale che sono assenti in R e K. Ad esempio nel passo in cui Beatrijs prega davanti all'altare, il particolare della posizione della suora è espresso in D con le parole ‘voir een crusefix’, in R con ‘voerden outaer’ e in K con ‘voor dat heilighe sacrament’Ga naar voetnoot2.
Nella versione in rima il nome della suora è menzionato solo nella parte conclusiva del poema (v. 1029), mentre in K il nome di Beatrijs compare già fin dall'inizio. Continuando nell'analisi delle divergenze, è possibile evidenziare che in K non solo la suora, ma anche il giovane sono tentati dal diavolo. Questo particolare, che manca sia in R che in D, porta Duinhoven alla conclusione che K non può derivare né da R né da D. Dal confronto fra le varie versioni e dall'individuazione delle divergenze sopracitate secondo lo studioso risultano quattro possibili filiazioni:
Per quanto concerne il primo stemma precedentemente illustrato, Duinhoven sostiene che quest'ultimo è poco credibile se si ammette l'impossibilità che la stessa redazione sia stata rimaneggiata due volte in prosa. Quindi egli conclude la sua indagine costruendo il seguente stemma:
da esso appare evidente che R deriva da una versione y non pervenutaci e che dalla medesima deriva un'altra versione k che rappresenta il capostipite (o subarchetipo) di H e K.
Lo studio di Duinhoven ha sollevato varie criticheGa naar voetnoot3, e tra queste in particolare quella di ReynaertGa naar voetnoot4, il quale ipotizza che R risalga ad L e che D e H/K siano rielaborazioni di una versione in rima non pervenutaci. In altre parole tra L e O, tra x e D e tra y e k non si dovrebbe parlare di mero atto di copiatura, bensì di rielaborazione con tutte le possibilità di modifiche,
ampliamenti e riduzioni che tale lavoro implica. Poiché D e H/K nello stemma di Duinhoven risalgono a capostipiti collocati più in alto di R, è evidente che non discendono direttamente da esso, ma derivano da un altro testimone in rima. Sulla base di tale costatazione, Reynaert propone in alternativa allo stemma di Duinhoven il seguente schema, che rende conto dei rapporti di derivazione intercorrenti tra le diverse versioni:
Dall'esempio latino L deriva una versione in rima medio nederlandese O, dalla quale discendono sia la versione in rima R sia, attraverso un processo di rielaborazione in prosa, le versioni D e K/H.
Malgrado Reynaert mostri delle perplessità sulle categorie individuate da Duinhoven, egli non si sofferma in modo particolare su di esse, ma concentra la propria attenzione sul metodo filologico adottato dallo studioso. Infatti la critica fondamentale di Reynaert concerne l'applicabilità stessa del metodo Lachmann in questo specifico caso. Egli giustamente rileva che abbiamo a che fare non con vari testimoni dello stesso testo, ma con testi (nel senso critico-testuale del termine) diversi (originale latino, versione in rima, versioni in prosa), che narrano la stessa leggenda e che vengono tutti accomunati nello stesso stemma. Si tratterebbe dunque di una forzatura del metodo stesso.
- voetnoot1
- A.M. Duinhoven, De geschiedenis van ‘Beatrijs’, Utrecht, HES Uitgevers, 1989.
- voetnoot2
- ‘davanti ad un crocifisso’/ ‘davanti all'altare’/ ‘davanti al Santo Sacramento’.
- voetnoot3
- B, Salemans - R. De Bonth, Opmerkingen bij Duinhovens. De geschiedenis van Beatrijs, in ‘Spekrator’, XX (1991), 2, pp. 197-228; F. Lulofs, Monnikenwerk, in ‘Tijdschrift voor Nederlandse taal en letterkunde’, 107 (1991), 1, pp. 48-68.
- voetnoot4
- J. Reynaert, De geschiedenis van Beatrijs, Utrecht, HES Uitgevers, in ‘Spiegel der Letteren’, XXXII (1990), 4, pp. 330-6 (recensione a cura di A.M. Duinhoven).