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Beatrijs. La leggenda della sacrestana (2004)

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Titelpagina van Beatrijs. La leggenda della sacrestana
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Vertaler

Luisa Ferrini



Genre

poëzie

Subgenre

marialegende
vertaling: Nederlands / Italiaans


© zie Auteursrecht en gebruiksvoorwaarden.

Beatrijs. La leggenda della sacrestana

(2004)–Anoniem Beatrijs–rechtenstatus Auteursrechtelijk beschermd

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[p. 33]

6
La datazione

È difficile fissare una datazione predsa riguardo alla stesura di Beatrijs, tuttavia è possibile fornirne una approssimativa. Dal confronto con i Libri VIII Miraculorum di Cesario di Heisterbach, Beatrijs presenta analogie evidenti relativamente al tema di fondo (i miracoli della Vergine) nell'approccio alle tematiche della minne e allo stile cortese. Se non si attribuisce la paternità della Leggenda della sacrestana allo stesso Cesario, sicuramente possiamo attribuirla ad un suo successore, e quindi datare Beatrijs come posteriore al 1227, anno della stesura dei Libri VIII MiraculorumGa naar voetnoot1.

Il manoscritto della versione in rima, come si è già detto, può essere datato intorno al 1374 sulla base della data ‘iaer ons heeren m.ccc.lxxiijj’ posta sopra la tavola per calcolare l'epatta con cui si apre il codice. Tuttavia, data la composizione del codice stesso, che si presenta in forma di raccolta di vari testi, non è detto che la versione di Beatrijs qui contenuta sia stata scritta proprio in quell'anno oppure in quel periodo.

Vi sono in ogni caso nel testo alcuni dettagli che ci consentono di collocare l'opera all'interno del XIV secolo. Infatti al verso 846 (‘Dat dorloy begonste te slaen’) viene nominato l'orologio del convento, che scandisce le ore per permettere alla suora di suonare la campana del mattutino; e l'invenzione delle suonerie per orologi è posteriore al 1300Ga naar voetnoot2. L'orologio del convento di Beatrijs era probabilmente simile alla Turmwächteruhr,

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una sorta di sveglia che rintoccava ad ogni ora per segnalare che la campana maggiore doveva essere suonata e la cui origine risale al XIV secolo.

A supporto dell'ipotesi dell'origine trecentesca di Beatrijs è possibile fare riferimento anche alla versione medio nederlandese della leggenda di TheophilusGa naar voetnoot3, che appunto risale al XIV secolo e che, rispetto a temi quali l'infedeltà degli uomini contrapposta alla fedeltà di Dio e di Maria, il pentimento, la Grazia divina, la misericordia della Madonna e la confessione finale, pubblica o privata che sia, presenta notevoli analogie con i contenuti di Beatrijs.

La leggenda di TheophilusGa naar voetnoot4 narra di un ecclesiastico che ricopre la carica di vicedomino. Alla morte del suo vescovo, la comunità vuole che sia lui a prenderne il posto, ma Theophilus rifiuta l'offerta con umiltà. Tale umiltà viene però messa alla prova dal nuovo vescovo, che lo destituisce dal suo incarico. Sopraffatto dal rancore, Theophilus si rivolge ad un negromante ebreo per stipulare un patto con il diavolo, grazie al quale ben presto ritorna ad essere tenuto in grande onore. Pentito del suo gesto, però, egli invoca l'aiuto della Vergine Maria, che gli appare, lo rimprovera, ma alla fine lo perdona e lo accoglie nella sua Grazia. Il patto con il diavolo viene miracolosamente annullato e una pubblica confessione monda l'anima di Theophilus da ogni peccato, cosicché egli muore riconciliato con Dio e con la Chiesa.

Il riferimento alla leggenda di Teophilus assume particolare importanza poiché l'autore di Beatrijs la cita appunto (vv. 518 e segg.) come esempio della bontà di Maria:

 
Ghi hebt den meneghen verhoghet,
 
alse wel Theophuluse sceen;
 
Hi was der quaetster sonderen een
 
ende haddem den duvel op ghegeven
[pagina 35]
[p. 35]
 
beide ziele ende leven
 
ende was worden sijn manGa naar voetnoot5.

La tesi dell'origine trecentesca è confermata anche da alcuni dettagli nella descrizione dell'abbigliamento di Beatrijs al momento della fuga dal convento. Infatti la donna indossa un caproneGa naar voetnoot6, copricapo di origine popolare, che però nel XIV secolo veniva indossato da chi apparteneva all'alta società, così come un roc (‘abito’) ed un sorcoet (‘sopravveste’), indumenti tipici proprio del TrecentoGa naar voetnoot7.

Invece, secondo alcuni studiosi la volontà dell'inquisizione vescovile di imporre nelle diocesi l'obbligo della confessione fornisce una traccia per una datazione più antica, essendo stato tale problema attuale tra il 1247 e il 1288 nella circoscrizione ecclesiastica di Anversa, la regione in cui Beatrijs fu, probabilmente, composta.

Infine, poiché il problema della datazione dell'opera è strettamente connesso a quello dell'identificazione dell'autore, se si accettano le già menzionate ipotesi, e in particolar modo quelle di Stracke e di Van Eeghem, è possibile situare cronologicamente Beatrijs nella seconda metà del XIII secolo.

voetnoot1
D.A. Stracke, De bronnen der Nederlandsche Beatrijs, in ‘Leuvensche Bijdragen’, XIX (1927), pp. 1-28.
voetnoot2
Cfr. J. Abeler, Ullstein Uhrenbuch. Eine Kulturgeschichte der Zeitmessung, Verlag Ullstein, Wuppertal, 1975, passim.
voetnoot3
Cfr. R. Roemans - H. van Assche, Beatrijs, cit., p. XXI.
voetnoot4
II racconto di Teofilo sembra risalire ad un racconto redatto in greco tra il V e il VII sec. da un certo Eutichiano, che afferrna di essere stato servo e discepolo del protagonista. Cfr. Anonimo Fiammingo, La veritiera e meravigliosa storia..., cit., p. 87.
voetnoot5
‘Tu che hai reso felice più di una persona, /come fu evidente nella vicenda di Teofilo; / Egli era uno dei più grandi peccatori/ e si era dato al diavolo, / anima e corpo, / ed era diventato suo servitore.’
voetnoot6
Il termine ricorre a partire dal 1265-70 secondo l'Etymologisch Woordenboek di P.A.F. van Veen (in bibliografia).
voetnoot7
H. Kühnel, Bildwörterbuch der Kleidung und Rüstung. Vom alten Orient bis zum ausgehenden Mittelalter, Stuttgart, Alfred Kröner Verlag, 1992.

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