De Stijl 2 1921-1932
(1968)– [tijdschrift] Stijl, De– Auteursrechtelijk beschermd1. Il contributo estetico delle diverse tendenze d'ogni paeseLe possibilità estetiche, nell'evoluzione dell'arte sono innumerevoli. Il futurismo ha aperto in Italia e all'estero le infinite vie di queste possibilità. In Italia, prima dell'avvento del futurismo, or sono dieci anni circa, le facoltà intellettuali dei giovani e degli innovatori erano limitate dal circolo chiuso della tradizione, ed ogni possibilità era respinta dal pregiudizio, mentre al di là dei nostri confini, l'evoluzione del pensiero e dell'arte compiva la sua marcia ascensionale verso i nuovi mondi dello spirito e dell'estetico. Il demagogismo anonimo ed occulto, che serpeggio, nell'infida atmosfera delle arti, ostile ad ogni volontà d'azione, la pepressione, vieppiù incalzante, ad ogni libero arbitrio, che pesava come un'onda sorda su la germogliante intellettualità europea, maturò il fenomeno futurista. Questo fenomeno di reazione violenta non poteva essere prodotto che da uno spirito italiano, ed è per ciò che dobbiamo ancor oggi salutario con entusiasmo e con fede. Questo solo - l'avvento al futurismo - ha permesso all'Italia di rinnovarsi, allargando i proprii confini intellettuali saggiando le nuove possibilità estetiche. Dal 1870 ad oggi la pittura attraverso l'impressionismo, il cubismo, il futurismo e l'espressionismo (per citare le tendenze madri) mantenendosi, in un campo scientifico, fra pure ricerche luministiche e cromatiche, plastiche o spaziali, dinamiche o d'astrazione, di deformazione o negazione, non ha varcato i limiti del - naturalismo - periodo questo da ritenersi ormai definitivamente superato. Ammesso il valore e l'audacia dei numerosi artisti che, dalle suddette ricerche e tendenze seppero trarre un profondo contributo a favore del tecnicismo scandagliando gli innumerevoli aspetti del mondo visibile e intuitivo dobiamo ormai ritenere esaurite le possibilità plastiche e pittoriche del mondo fisico. Oggi però, il problema evolutivo delle arti plastiche; esige altresì ùn orientamento spirituale e se ieri abbiamo esplorato e scoperto i nuovi valori della sensibilità umana eternandoli in nuovi simboli plastici, oggi dobbiamo rivolgerei allo spirito di essi, comprenderne l'intimo significato spirituale, la fisionomia interna ed occulta, e raccogliere l'eco incompreso di mille differenti voci, ed in esse trovare la facoltà unica d'espressione dell'arte di domani. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
2. Contro ogni reazioneNella crisi estetica che attualmente attraversano le arti plastiche, si nota il fenomeno della reazione. Alcuni artisti, per titubanze spirituali o per dure necessità economiche, per incapacità creativa o per superficialità di concetti, per imperfetta assimilazione delle idee fondamentali che presiedono al nostro rinnovamento o, infine, per snoleismo, vanno annunziando l'av- | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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vento della reazione, cioè il ritorico a quelle espressioni d'arte ormai passate e superate. Tale fenomeno ha conseguenze se non pericolose certo deplorevoli. A parte il plagio e l'imitazione pedissequa che sono le caratteristiche evidenti di tale revirement spirituale, la reazione è uno sforzo a vuoto, un non senso, in quanto, opponendosi ridicolmente e vanamente alla fatalità storica della legge di evoluzione, si presenta con opere che più non aderiscono alle esigenze dello spiritualismo odierno e che quindi non trovano eco fuor della cerchia dei cenacoli degli stessi autori: Teoricamente e logicamente inammissibile, la reazione in arte porta poi a tristi conseguenze, poichè non solo invita alla rinunzia implicita della propria personalità molti artisti, specie giovani, che trovandosi alle prime armi ed in presenza alle innegabili difficoltà d'un periodo di crisi sentono più facile e più comodo volgersi ad un verbo che promette loro riposo assoluto delle facoltà crative e facilità tecniche, ma dannosa maggiormente, appare in quanto perturba l'opinione di quanti s'interessano d'arte, tentando di gettare semenza di pregiodizi, di dubbi e tentando di moltiplicare gli equivoci attorno a noi. Dobbiamo pertanto combattere aspramente contro ogni forma di reazione! Nel lasciare il tema, voglio però toccare una distinzio ne sulla quale i reazionalisti giocano con evidente mala fede: la distinzione, fra tradizione e reazione. Di quest'ultima abbiamo già detto. Della Tradizione e di cui i reazionalisti si vantano custodi e turori, va rilevato come essi ne abbiano frainteso lo spirito, se non ne hanno contorto il significato deliberatamente. V'è tradizione formale e tradizione spirituale. La tradizione è un fenomeno spirituale ed esterno differenziatore delle caratteristiche etniche delle razze e delle tendenze psicologiche e delle usanze dei popoli. Di questo fatto storico i reazionaristi non ne colgono l'assenza intima ma arrestandosi alla considerazione superficiale del fenomeno, alla sua ultima conseguenza, all'opera d'arte cosi com'essa nasce in determinate epoche, esaltano la tradizione artistica formale di un periodo cioè il transitorio, l'accidentale. Essi tentano di rivivere artisticamente una epoca morta di cui non è rimasta che l'effige: l'opera d'arte, e mentre la tradizione persegue il suo divenire essi si fermano, sepolcri imbiancati per i cadaveri delle loro opere. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
3. Autonomia e collaborazionismoIl temperamento dell'artista, in generale, è caratteristicamente orgoglioso, per le sue qualità di essere privilegiato, in quanto è libero creatore ed indipendente signore delle proprie idee è restio ad unire la propria personalità a gruppi di suoi consimili. L'artista italiano, in ispecie, è estremamente individualista, direi anzi è gloso al massimo della propria personalità. Questo se può giovargli come mezzo di difesa delle proprie caratteristiche, gli nuoce grandemente per ciò che riguarda la sua cultura e la valorizzazione della propria produzione artistica. Questa tendenza italiana all'individualismo assoluto lungi dall'attenuarsi si va acuendo, e noi abbiamo dovuto deplorare lo scompaginamento di gruppi aratteristici a stento formatici. Da noi il dramma dell'isolamento è invito nello spirito dell'artista ed è ribadito, inoltre, da altre cause d'indole pratica ed economica. Romanticamente, l'artista italiano vive ancora fuori della società, anzi ostenta di vivere sopra di essa, e come un profeta contempla dalla sommità della montagna le moltitudini che disprezza. Non comprende che come potenza individualista potrebbe dominare o, almeno mutare il corso degli eventi per tutto ciò che rappresenta la sua sfera, e ad ogni modo trarre esperienza e partito dalla vita pratica della società, come si fa altrove, come si fa nella maggioranza dei paesi cui onorevolmente rappresentati. Proprugno quindi, la tesi di un collaborazionismo internazionale che credo indispensabile a guarire | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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l'artista italiano dal suo morboso individualismo e che reputo vantaggioso alla comunità per la maggiore reciproca conossenza, fonte di accordi, di scambi di idee, di cordiale amicizia. Dovremo però aprieristicamente stabilire quali tendenze dovranno essere chiamate a collaborare, poichè non possiamo scindere i principi astetici professati dai vantaggi pratici che tale unione di spiriti dovrà generare. Ma prima di distinguere mi sia lecito porre una pregiudiziale; che non v'è possibilità di collaborazione se non v'è generosità reciproca di comprensione, se non vè volontà determinata di oltrepassare ostacoli, attenuando spigoli concedendo facilitazioni, smussando individualismi morbosi. V'è da difendere il singolo ed il principio, e su questo credo, tutti siamo concordi. Diamo opera pertanto alla formazione di una intesa spirituale che, prescindendo dalle diverse tendenze, estetiche, tutte convergenti però all'idea di evoluzione e di rinnovamento, di coraggiosa ricerca assidua e di operoso studio delle nuove possibilità artistiche - propugni un più attivo ed intenso scambio di vedute tra gli artisti; per mezzo di convegni e di riviste studi i mezzi più atti a valorizzare la loro opera nella conoscenza dei critici e degli intellettuali e nel giro di mercati, porti infine allo stile dalle personalità a concezioni di prinzipio che non consentano pervertimenti reazionari e peggio. | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Relazione del pittore enrico prampolinisul ‘contributo degli artisti italiani d'avanguardia’ presentata al Congresso internazionale artistico di Düsseldorf Maggio - Giugno 1922
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