De Gulden Passer. Jaargang 30
(1952)– [tijdschrift] Gulden Passer, De– Gedeeltelijk auteursrechtelijk beschermd
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La data di composizione delle ‘Variae lectiones’ di Giusto LipseGa naar voetnoot(1)
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I Variarum Lectionum Libri IIII furono pubblicati la prima volta nel 1569, ad Anversa, presso il famoso editore Cristoforo Plantin. Il privilegium è datato a Bruxelles, anno Domini M.D.LXVIII, XXI Augusti. L'imprimatur porta la data: VIII Junii, anno M.D.LXVIII. Dei quattro libri, il primo, il terzo ed il quarto contengono correzioni e varianti ai testi di Cicerone, Properzio, Plinio, Plauto ed altri autori latini; il secondo è invece, presso che interamente, la narrazione di un banchetto alla romana, avvenuto a Lovanio, a casa del Lipse, e a cui parteciparono tre intimi amici di quest'ultimo, A. Deynius, L. Carrio, F. Martinius. L'opera è dedicata al Cardinale Antonio Perrenoto de Granvelle, arcivescovo di Malines, l'influente consigliere di Filippo II, residente allora, e sin dal 1565, a Roma. La dedica, lusinghiera e adulatrice, non è datata; essa termina con le parole: Vale, Lovanij. È chiaro che se noi dovessimo basarci unicamente sui dati che questa edizione ci offre, potremmo dedurre soltanto che l'opera fu composta prima dell' 8 giugno 1568, data dell' imprimatur. Ma ecco che una seconda edizione dell'operaGa naar voetnoot(1), apparsa nell'anno 1585, ci fornisce più ampie notizie, sia perché la dedica è qui datata, Kal. Juniis, anno M.D.LXVI, sia perché nell'avvertenza ad lectorem il Lipse ci dice, anche se non in modo molto preciso, l'età in cui egli compose l'opera stessa. ‘Capies, igitur, mi lector, has Varias - dice infatti l'autore tra l'altro - et leges, si voles: sed non aliter quam ut primitias et rudimenta trepidantis ingenij nostri et parum adhuc consistentis. Adolescentes enim, eas scripsimus, imo paene pueri...’Ga naar voetnoot(2). È da notare che in questa seconda edizione, i libri non sono più quattro, ma tre. ‘Librum secundum totum recidi - spiega l'autore nell'avvertenza - quia in Antiquis retractaveram: et quae hîc praeterea de Pronunciatione linguae | |
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latinae erant, plenius et uberius alibi exsequimur...’Ga naar voetnoot(1). Il libro secondo era infatti riapparso, molto mutato e rimaneggiato, dieci anni prima, come libro terzo dello Antiquarum Lectionum CommentariusGa naar voetnoot(2), e tutto quello che riguardava la pronuncia del latino passò invece ad integrare il dialogo De recta pronunciatione latinae linguae, pubblicato nel 1586Ga naar voetnoot(3). Più preciso che non nell'avvertenza del 1585, nella prefazione di una nuova edizione dei Variarum Lectionum libri III, del 1600, facenti parte, come spesso anche nel 1585, e come nel 1596, dell'edizione delle Opera Omnia quae ad criticam proprie spectant, prefazione che porta la data del 6 giugno 1599, il Lipse scrive tra l'altro: ‘Vix novemdecennes eramus, cum VARIAS istas dedimus et viam stilo ac famae stravimus...’Ga naar voetnoot(4). La stessa precisa indicazione dell'età si ha in una lettera del Lipse a J. Bernartius, datata: Leodici, Kal. Januar., M.D.XCII, e pubblicata nel 1602: ‘Nos ipsi nonne a decimonono anno scribere, atque edere, incoepimus? et tamquam poenitet, etiam non poenitet: quia audacia illa gradum struximus ad maiora et meliora’Ga naar voetnoot(5). Da questi dati sembra risultare evidentemente che le Variae Lectiones furono scritte intorno al 1566 e che furono terminate il primo giugno dello stesso anno, se si vuol credere, come si deve credere, alla data della dedica al Granvelle. Ma in una lettera al suo discepolo Giovanni Woverius, lettera che è considerata ed è effettivamente una vera e propria autobiografia, il Lipse pone la data M.D.LXVII accanto alla menzione dei Variarum Lectionum libri IIII. Egli scrive infatti: ‘..... Annum agebam tum fere decimum octavum & publice iam specimen aliquod mei dederam declamando in Scholis, aut disserendo. | |
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sed magis magisque Musa vetus me capere: & eius amore Italiam cogitare. Feci. sed libris antea VARIARUM LECTIONUM quattuor conscriptis atque editis, quos Antonio Perrenoto, Cardinali Granvellano, inscripsi.....’Ga naar voetnoot(1) Ora la data ‘1567’, posta lì in chiaro riferimento ai Variarum Lectionum libri IIII, se è vero, come è vero, che non sta ad indicare né l'anno di pubblicazione dell'opera, poiché l'imprimatur ed il privilegio, entrambi dell'anno 1568, escludono qualsiasi edizione del libro anteriore a quella del 1569, o, in ultima analisi, qualsiasi edizione anteriore all'8 giugno 1568, data dell' imprimatur; né l'anno in cui il Lipse partì per l'Italia, poiché è ormai dimostrato ch'egli si recò a Roma nell'agosto del 1568, riguarderà certamente la composizione dell'opera e, con ogni probabilità, l'anno in cui questa fu compiuta. E sorge allora il dubbio: quale delle due date è la vera? Il 1566, che sembra trovare una conferma nelle varie prefazioni dell'opera, o il 1567 della lettera al Woverius? Gli antichi biografi si basano quasi tutti sulla data della dedica al Granvelle e riportano poi l'espressione di cui si servì il Lipse stesso nella prefazione del 1599; affermano cioè che il Lipse era vix novemdecennis quando scrisse le Variae Lectiones. Così Valère André, nella sua Bibliotheca BelgicaGa naar voetnoot(2); così il Foppens, sulle orme dello AndréGa naar voetnoot(3); così anche il Miraeus, il quale però segue molto più da vicino l'autobiografia del Lipse, e pone anch'egli, in margine, la data 1567, senza spiegarci, e certamente anche senza spiegarsi, il perché di quella dataGa naar voetnoot(4). Comune a tutto questo | |
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primo gruppo di biografi è, per quel che riguarda quest'argomento, il credere che l'opera fu non solo scritta, ma anche pubblicata nel 1566, e l'autore delle Additions agli Eloges des Hommes Savans tirez de l'Histoire de M. De Thou, Antoine Teissier, indica Lovanio come luogo della pubblicazione, deducendolo forse, e non sappiamo con quale logica, dal Vale, Lovanij della dedica al GranvelleGa naar voetnoot(1). La prefazione del 1599 e la lettera al Bernartius sembrerebbero confermare quest'opinione, ove si desse al dedimus della prima e allo edere della seconda il significato di pubblicare. Ma, come abbiamo visto, è da ritenersi assolutamente inesistente una edizione anteriore a quella del 1569, e quelle parole devono intendersi quindi nel senso di produrre, compire, terminare, o di render noto, se si vuole, poiché si può credere che prima della pubblicazione a stampa, le Variae Lectiones fossero già note al Cardinale de Granvelle, in primis, ed all'ambiente letterario del tempo. Il Niceron, nei suoi Mémoires, afferma anch'egli, ad un certo punto, che il Lipse pubblicò il suo primo libro a diciannove anni: ‘... Il voulut auparavant se faire connaître par quelque Ouvrage, qui lui procurât un Protecteur. C'est ce qu'il fit par ses Variae Lectiones, qu'il publia, ayant à peine dix-neuf ans, et qu'il dédia au Cardinal Antoine Perrenot de Granvelle’Ga naar voetnoot(2). Ma nel Catalogue delle opere del Lipse, ch'egli fa seguire alla Vita di questi, a parte il fatto ch'egli scrive: ‘Variarum Lectionum Libri tres... Antuerpiae, 1569’, ricavando evidentemente questo titolo dall'edizione del 1585, ed ignorando l'edizione dei libri quattuor del 1569, egli nota ancora: ‘Il composa cet ouvrage en 1567, et le dédia au Cardinal de Granvelle. Je ne sai, s'il a été imprimé dans ce temps-là’Ga naar voetnoot(3). | |
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Lo segue in questo dubbio il De Reiffemberg, il quale afferma però che il libro fu scritto nel 1566Ga naar voetnoot(1). Gli autori della Bibliographie Lipsienne, rilevando gli errori in cui erano caduti il Niceron e il De Reiffemberg circa la prima edizione dell'opera, non mancano poi di mettere in evidenza come i due storici non siano d'accordo sull'epoca della composizione delle Variae Lectiones. Il loro avviso è che la data indicata dal De Reiffemberg sia quella vera. ‘Le dernier auteur (il De Reiffemberg) - affermano - nous semble dans le vrai. L'épître dédicatoire, non datée dans les Libri IIII de 1569, porte dans les Libri III de 1585, la date de Louvain, cal. de juin 1566’Ga naar voetnoot(2). Della stessa opinione di quest'ultimi sono anche L. Roersch, nel suo lungo articolo sul Lipse nella Biographie Nationale, e A. Roersch nel suo opusculo sullo stessoGa naar voetnoot(3). Da quanto sinora siam venuti esponendo risulta chiaramente che di tutti coloro che hanno trattato della vita del Lipse, una parte ha preso come base la data della dedica al Granvelle per determinare l'anno di composizione delle Variae, o, meglio, l'anno in cui queste furono compiute; un 'altra parte l'anno che troviamo nella lettera al Woverius; e tutti gli storici e gli studiosi del Lipse, che, dalla fine del secolo scorso ad oggi, hanno toccato, sia pure | |
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en passant, questo argomento, non han fatto che seguire chi l'una, chi l'altra delle due contrastanti opinioniGa naar voetnoot(1). Ora a noi sembra | |
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che la contraddizione tra le due date, da cui prende origine questa divergenza di opinioni, sia, se ben si esamini, del tutto inesistente, poiché le due date, il 1566 e il 1567, sono entrambe, e naturalmente per quel che ciascuna di esse sta ad indicare, vere ed esatte. Noi riteniamo infatti che i Variarum Lectionum Libri IIII furono composti in due momenti distinti, anche se presso che successivi: il primo, il terzo ed il quarto libro appartengono tutti al 1566 e senza dubbio furono terminati entro il primo giugno di quell'anno; il secondo libro fu scritto invece nel 1567. E vediamo come e perché. Il primo, il terzo ed il quarto libro, che si compongono rispettivamente di 23, 28 e 30 capitoli, contengono, come abbiamo già detto, delle varianti e delle correzioni di alcuni passi di diversi autori latini. Queste variae si succedono senza un legame o un ordine qualsiasi: ogni capitolo riguarda un ben determinato argomento ed è completamente staccato dai rimanenti. Da un luogo di Cicerone si passa ad un verso di Properzio o ad un epigramma di Catullo, e da un'elegia di Tibullo ad un passo di Varrone. L'esposizione è chiara, e l'eleganza ciceroniana dello stile non nuoce in nessun modo a quel rigorismo scientifico che il carattere del lavoro sembra imporre al giovane filologo. Non si può non rilevare come tra questi tre ed il secondo dei quattro libri vi sia una profonda, tangibile differenza, e non | |
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solo per quel che riguarda la forma, che dev'essere qui diversa, naturalmente, per il diverso genere di composizione, ma anche per quel che concerne la sostanza stessa del libro. La conversazione che si svolge tra il Lipse e i suoi amici, piena di spunti vivaci e di motti scherzosi, verte infatti, in massima parte, sugli usi del banchetto romano, sullo studio del greco e tocca specialmente la pronuncia del latino, argomenti tutti che rivelano interessi, anche se collaterali, differenti certamente da quelli che hanno prodotto le variae contenute negli altri libri. E la forma dialogata, la differenza degli argomenti trattati, il maggiore impegno che si nota nella costruzione di qualcosa di più organico che non la serie delle note delle altre parti dell'opera, ci fanno subito pensare che questo secondo libro debba essere stato concepito e scritto indipendentemente dal restante dell'opera, e in epoca diversa e posteriore senz'altro. Ed una prima prova può trovarsi nel fatto che lo stesso Lipse mostrò di considerare il secondo libro come una parte a sé stante e che rompesse, in certo senso, l'omogeneità dei Variarum Lectionum Libri IIII, poiché quando nel 1575 egli riuscì a pubblicare soltanto cinque libri di Antiquae Lectiones, invece degli otto o dieci che s'era proposto di pubblicare, non credette di recare il benché minimo danno all'unità delle Variae del 1569, staccando e sottraendo da esse il secondo libro, che, molto rimaneggiato, costituì il IIIo libro delle Antiquae appunto; né, d'altra parte, credette, pur dando le spiegazioni che sappiamo, di pubblicare un'opera mutila e manchevole, quando, nel 1585, diede una seconda edizione delle Variae, senza il secondo libro. Pure queste considerazioni non ci danno nessuna prova certa e definitiva, e si potrebbe sempre obiettare che, anche se composti in diversi momenti, i quattro libri furono compiuti tutti entro il 1o giugno del 1566. Ora, come è stato più volte rilevato, questa data appare la prima volta nell'edizione dei Libri III del 1585 e in tutte le successive edizioni di questi ultimi. Essa manca invece nell'edizione del 1569. Perché? Non sarà forse, se una ragione c'è, come ci dev'essere, perché la dedica fu scritta e datata quando non tutta l'opera, tal quale essa apparve nel 1569, era compiuta? E perché l'autore, quindi, che in un secondo tempo aveva aggiunto ancora una parte al nucleo primitivo, credette opportuno di non | |
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porre una data che risultava, per un lato, anacronistica? E non si potrebbe dedurre da ciò che questo nucleo primitivo siano le varianti contenute nel primo, nel terzo e nel quarto libro dell'edizione del 1569, e cioè i Variarum Lectionum Libri III del 1585, e che la parte aggiunta in seguito sia appunto il secondo libro, presente nell'edizione del 1569, con la dedica non datata, soppresso nell'edizione del 1585, che ha invece la dedica datata? È quanto cercheremo di dimostrare. A principio del secondo libro delle Variae del 1569, il Lipse scrive esattamente così: ‘Cum instituissem huic secundo libro iucundissimum eum et ultimum sermonem mandare, quem memini me cum A. Deynio, et L. Carrione primarijs adolescentibus, abhinc plusminus anno uno habere...’Ga naar voetnoot(1). Sappiamo bene che quando si adopera la forma del dialogo, si suole generalmente, secondo l'uso classico, determinare il luogo e l'epoca in cui il dialogo, cioè la discussione, avvenne, e nel caso che questa, com'è il più delle volte, sia del tutto immaginaria, e nel caso ch'essa abbia avuto realmente luogo. Non ci sarebbe quindi da dare grande importanza al fatto che il Lipse qui, sul principio del secondo libro, fissi a più o meno un anno prima della composizione del libro l'epoca della discussione ch'egli riporta. Ma è chiaro che se riusciamo a fissare l'epoca in cui la discussione avvenne, o l'epoca in cui il Lipse finge ch'essa sia avvenuta, noi riusciamo anche a determinare l'epoca della composizione del libro, poiché quel plusminus anno uno deve in tutti i modo accordarsi con l'epoca della vera o immaginaria discussione e deve rispondere a verità. Tanto più poi che, a nostro avviso, anche se tutto il racconto che forma come la cornice del quadro, è da ritenersi presso che interamente dovuto all'immaginazione dell'autore, come già avvertirono gli autori della Bibliographie Lipsienne, può darsi benissimo che la discussione, una discussione qualsiasi, una cordiale conversazione tra amici, magari molto diversa da quella riportata nel secondo libro, e dalla quale il Lipse prese lo spunto, sia effettivamente avvenuta, a casa del Lipse, a Lovanio. Ed il IIIo libro delle Antiquae Lectiones, rimaneggiamento, come abbiamo detto, | |
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del IIo libro delle Variae del 1569, e molto diverso da quest'ultimo, ‘per il fondo e per la forma’Ga naar voetnoot(1), pare debba proprio confermare quest'opinione, poiché in esso, come vedremo fra poco, si ritrova più d'un dato perfettamente coincidente con quelli che si ricavano dal secondo libro delle Variae, per quel che riguarda l'epoca della composizione di questo, come della conversazione nel giardino di Lovanio. Se questa indicazione di plusminus anno uno non corrispondesse a verità noi dovremmo senz'altro dire che il Lipse cadde in una banalissima ed evitabilissima contraddizione. Poiché a pagina 78 dell'edizione princeps del 1569 (cap. Io del secondo libro)Ga naar voetnoot(2), noi troviamo che ad una questione posta dal Lipse, concernente un passo del De Oratore di Cicerone, Deynius così risponde: ‘Non legisti videlicet, Lipsi, aut parum meministi D. Lambini nuper editos in Ciceronem elegantissimos commentarios...’ Ora, gli elegantissimi commentarii del Lambino alle opere di Cicerone apparvero nella primavera del 1566. Il secondo, il terzo ed il quarto dei quattro volumi portano in verità la data del 1565 ed essi furono effettivamente stampati entro la fine di quell'anno, ma non crediamo che furono pubblicati prima del marzo 1566, quando apparve il primo volume, con la Privilegii Summa datata anno M.D.LXVI, X Kalendas Mart., e le dediche e la vita di Cicerone dello stesso Lambino, tutte con le date del febbraio 1566Ga naar voetnoot(3). È evidente quindi che la discussione avvenne, o, se così si vuol credere, che il Lipse finge ch'essa sia avvenuta, pochi mesi dopo la pubblicazione dei Commentarii del Lambino, come lo mostra quel nuper di A. Deynius, e, con ogni probabilità, nell'estate del 1566, se si | |
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prende nel suo vero senso l'aestiva amoenitas che regnava, sole iam deflexo, nel giardino dell'anfitrioneGa naar voetnoot(1), e che trova quasi perfetto riscontro in un passo del IIIo libro delle Antiquae, là dove l'autore dice: ‘Dum lente ambulans ista legit Deynius, ego cum Carrione perveneramus iam ad umbratilem pergulam, in qua concedimus, vitandi solis...’Ga naar voetnoot(2). Quest'anno 1566, come quello in cui ebbe luogo la discussione a casa del Lipse, trova una conferma, a nostro giudizio, nell'inizio dello stesso IIIo libro delle Antiquae, dove si legge: ‘Cum instituissem, Lud. Carrio, hoc libro sermonem eum retractare, et quasi retexere, quem ante ipsos annos quinque cum A. Deynio et F. Martinio ocellis Belgicae nostrae apud me habuimus...’Ga naar voetnoot(3) Ora, in una lettera indirizzata a Paolo Manuzio, scritta, con tutta probabilità, nel settembre 1570, il Lipse annuncia al suo amico il progetto di pubblicare una nuova raccolta di Variae Lectiones, che saranno, egli dice, quanto prima terminate, ma che tarderanno ad esser pubblicate a cagione del cattivo stato della sua salute. Questa raccolta, egli spiega ancora, sarà formata di otto libri, e cioè i quattro dell'edizione del 1569, molto mutati, e quattro libri nuovi. Tutta l'opera sarà dedicata al Cardinale de Granvelle: i singoli libri porteranno ciascuno una dedica particolareGa naar voetnoot(4). In un 'altra lettera, indirizzata al Muret, e scritta certamente nello stesso settembre 1570, il Lipse, inviando all'umanista francese la copia della lettera al Manuzio, conferma questo progettoGa naar voetnoot(5), che, come si deduce da un'altra lettera al Manuzio, datata: Lovanij a.d. III Non. Julias M.D.LXXI, era nel luglio 1571 molto vicino alla realizzazione, anzi presso che realizzato, se il Lipse dice: ‘Fructus studi mei etiam in tui nominis honore, brevi apparebunt’Ga naar voetnoot(6). | |
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E nell'autunno del 1572 infatti, scrivendo al Kammermeister, annuncia che ha pronti per la stampa otto libri di Antiquae Lectiones, i quattro delle Variae del 1569, e quattro nuovi scritti negli ultimi due anni (1570-72)Ga naar voetnoot(1). È noto che questa raccolta di otto libri non apparve mai. Nel 1575 furono pubblicati soltanto cinque libri di Lectiones, e cioè quelli composti nel 1570-72 ed in più il rimaneggiamento del secondo libro delle Variae del 1569. Ma importante per noi è poter rilevare da questi dati che il rimaneggiamento del secondo libro in questione avvenne all'incirca tra il 1570 e il 1572, e sicuramente nel 1571, se si tiene presente la lettera al Manuzio del luglio di quell'annoGa naar voetnoot(2). E se il sermo che il Lipse, | |
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rivolgendosi all'amico Carrione, dice di voler retractare, et quasi retexere, come infatti fece, è fissato ante ipsos annos quinque, esso dovette esser tenuto senza dubbio nel 1566. È quindi chiaro che l'epoca della composizione del secondo libro dei Variarum Lectionum Libri IIII deve sicuramente riportarsi alla primavera o all'estate del 1567 (secondo, naturalmente, il valore che si vuol dare al plusminus), l'anno appunto che, essendo quello in cui fu effettivamente compiuta l'opera pubblicata nel 1569, è dal Lipse indicato nella sua autobiografia. Né, d'altra parte, con quest'anno 1567, ventesimo dell'età del Lipse, contrasta il vix novemdecennis dell' avvertenza all'edizione del 1600, o l'imo paene pueri dell' avvertenza dell'edizione del 1585, poiché queste due espressioni riguardano soltanto il Io, il IIIo ed il IVo libro della edizione del 1569, riediti negli anni suddetti. Le varianti che questi libri contengono furono infatti, senza dubbio, raccolte dal Lipse negli anni della sua prima adolescenza, alla scuola di Cornelius Wouters, e furono poi, nella prima metà del 1566, ordinate e approntate, e le citazioni dell'opera del Lambino, molto frequenti in questi tre libri, ci mostrano ancora come sia senz'altro esatta la data della dedica al Granvelle. Entrambe vere, entrambe precise le due date in questione dunque, ciascuna per quel ch'essa concerne. Ma se si vuole indicare l'anno in cui fu veramente compiuta la prima opera di Giusto Lipse, come essa apparve nel 1569, ad Anversa, sarà bene indicare l'anno 1567. |
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