Beatrijs. La leggenda della sacrestana
(2004)–Anoniem Beatrijs– Auteursrechtelijk beschermd
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quenza, ostacoli che lo impediscono o lo ritardano, parti della penitenza (cioè contrizione e confessione) ed infine la confessione così come è vissuta dal penitente e dal confessore. Il Passavanti chiarisce meglio l'oggetto della confessione aggiungendo un trattato sui vizi e sulle virtù, sottolineando argomenti riguardanti la superbia, l'umiltà e la vanagloria. Nel medesimo sono inseriti anche due discorsi minori sulla scienza umana e diabolica e sui sogni. Il ragionamento segue un itinerario di ascesi, e, sebbene non sia originale nell'analisi dei motivi di meditazione e di purificazione, mostra una grande capacità nel servirsi di più schemi ascetici medievali reinterpretati in uno spirito moderno. La trattazione è intramezzata da una serie di ‘esempi’, parabole, aneddoti tratti da fonti scritte, fra cui ad esempio Cesario di Heisterbach, o la tradizione orale popolare, le Scritture o gli scritti scolastici e soprattutto la raccolta anonima Alphabetum Narrationum. Lo Specchio è considerato una summa sui peccati e sulle virtù osservati dal punto di vista non soltanto del fedele, ma anche del sacerdote, una summa aderente in modo letterale ai testi latini del tempo, soprattutto a quello di Guglielmo Peyrault, che porta il titolo Summa vitiorum et virtutum. Lo Specchio contiene una cinquantina di ‘esempi’ completi, mentre altri sono appena accennati, più o meno rapidamente. Si tratta di brevi racconti che descrivono, con straordinaria efficacia, gli effetti terrificanti del peccato sia attraverso l'evocazione delle pene infernali, sia mediante l'analisi ossessiva delle angosce che assalgono l'anima del peccatore. Infatti, aspetti comuni a buona parte degli ‘esempi’ del Passavanti sono: la frequente presenza del demonio, l'interesse per lo stato di tentazione in cui così spesso la creatura umana vulnerata dal peccato originale viene a trovarsi, la considerazione delle debolezze umane e il costante raffronto fra la beatitudine del Paradiso e il castigo eterno dell'Inferno. Non sempre, però, è presente la figura del diavolo, anzi in alcuni esempi non è neppure chiamato in causa, per quanto si parli di tentazione, di peccato, di conversione, di salvezza e di dannazione. è il caso dell'esempio n. 32 intitolato Traviamento di una monaca e pietosa indulgenza della Vergine: | |
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In Cologna in un monistero fu messo una fanciulla di sette anni dal padre et dalla madre, la quale avea nome Beatrice. Questa fanciulla, perseverando nel monistero, crebbe, et fatta donna monaca sagrata, si confessò una volta generalmente da uno prete poco savio et meno discreto, il quale, domandandola de' pecati ch'ella dovesse avere fatti secondo lo stato suo, tra gli altri la domandò s'ella avea mai pecato carnalmente. E rispondendo ella che no, perocch'ella era entrata fanciulla di sette anni et mai uomo no ll'avea toca, dunque disse il confessore: - Se' tu vergine? - Rispuose la donna: - Ben sapete che sí, da che uomo non mi s'è appresato -. Disse il prete: - Sanza uomo puote la femmina pecare et perdere sua verginità. - Non vi intendo - disse la suora -, se più specificatamente non parlate -. Allora il prete stolto, che non dovea andare più inanzi, la domandò di certe cose particulari che il tacere è bello. Compiuta la confessione e fatto l'absoluzione, il confessore si partí. La donna, ritornandosi sola nella sua cella, venne ripensando di quelle cose che udito avea dal prete, e succedendo l'uno pensiero a l'altro, e destandosi la innata concupiscenza della carne, forti tentazioni mosse al cuore e accese il desiderio della mente, vaga a volere provare e sapere quello che né provato né saputo avea. Onde crescendo la tentazione molesta di dí in dí, la quale il diavolo infiammava e la monaca non sapea sostenendo vincere, ma vinta ella deliberò come disperata d'uscire del monisterio e vivere mondanamente, seguitando disonestamente gli appetiti della fragile carne. E un dí non potendo più sostenere, prese le chiavi della sagrestia, dove era stata in officio più tempo, e gittossi davanti a l'altare della Vergine Maria, dov'era la sua imagine e disse: - Madonna, i'ho guardate queste tue chiavi nell'officio della sagrestia più anni, il dí e la notte stando al tuo servigio. Ora sono combattuta da una disusata battaglia sí duramente ch'io né posso né so in guisa veruna difendermi, e tu non mi dai socorso, e però io ti rassegno le chiavi del mio officio e vinta m'arendo -, E lasciando le chiavi in su l'altare si partí del monistero, e stette a posta d'uno cherico alcuno tempo, il quale poi lasciàndola, ella si sviò, intanto ch'ella diventò comune et palese pecatrice. Essendo stata quindici anni nel pecato, un dí venne alla porta del monistero dov'era stata allevata e domandò il portinaio: - Avrestú conosciuta una monaca, già sagrestana di questo monistero, nome Beatrice? - Bene la conosco - dice il portiere -, et è una savia et onesta religiosa, e dalla sua fanciuleza insino al dí d'oggi è conversata in questo monistero santamente et colla comune grazia -. La pecatrice non intese le parole dell'uomo, ma diè la volta, et andàvasi via. Alla | |
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quale aparendo la Vergine Maria, da cui ella avea preso commiato quando avea fatto la partenza e rassegnate le chiavi, disse: - Io ho fatto l'officio tuo quindici anni, poi che del monistero ti partisti, nell'abito e nella figura tua, e non è persona vivente che sappia nulla del pecato tuo. Le chiavi della sagrestia tu troverai in su l'altare, in quel luogo ove tu le lasciasti -. Beatrice compunta, vedendo la misericordia di Dio e la grazia della Vergine Maria, tornò al monistero, et vivette in penitenza e santa vita insino alla morte e niuno seppe mai il fallo suo, se non ch'ella il confessò in penitenza al prete, dicendo la cagione e 'l processo del suo sviamento e la grazia ricevuta. E volle che si scrivesse ad essempro e amaestramento de' confessori e de' pecatori, e a loda della madre di Geso Cristo, avocata de' pecatori.
Questo testo suscita in modo particolare il nostro interesse essendo analogo nella trama e nello svolgersi degli eventi al poema Beatrijs. Come abbiamo visto, vi si racconta di una monaca di nome Beatrice, che abbandona il convento per seguire ‘gli appetiti della fragile carne’. Tale desiderio viene provocato in lei dalle incaute domande che durante una confessione un ‘prete poco savio e meno discreto’ le rivolge. Prima di fuggire Beatrice depone le chiavi della sacrestia sull'altare della Madonna. Dopo quindici anni di assenza la suora ritorna al monastero e chiede al portinaio se conosca una monaca di nome Beatrice. Con gran stupore apprende che la suora vive lì da sempre con le altre monache ed in perfetta santità di vita. All'improvviso la Vergine le appare rivelandole di averla sostituita nel suo ufficio durante l'assenza. Tutto questo Beatrice lo rivelerà in confessione dopo essere rientrata in convento. è interessante notare come da una parte sia sottolineata l'imprudenza e la stoltezza del confessore, che apre la via alla tentazione, mentre dall'altra sia enfatizzata l'immensa bontà della Madre di Dio, che soccorre la peccatrice, pur lasciando che la stessa segua prima la sua lunga strada di peccato e poi di redenzione. Confrontando il testo medio nederlandese e quello italiano emergono evidenti somiglianze nel comportamento delle due peccatrici. Entrambe lasciano le chiavi della sacrestia sull'altare della Madonna prima di abbandonare il convento, convivono con i loro amanti, vengono abbandonate da costoro, | |
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conducono vita da peccatrici ed infine, rientrate in monastero, si confessano rivelando il miracolo della sostituzione compiuto da Maria. L'unica diversità è costituita dalla motivazione che le spinge a fuggire: Beatrijs lo fa per amore di un giovane, mentre Beatrice viene tentata dalle incaute domande di un confessore. |
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