Oeuvres complètes. Tome III. Correspondance 1660-1661
(1890)–Christiaan Huygens– Auteursrecht onbekendNo 798.
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questa il professare di scriuere vn suggetto puramente poetico à fine d'esaminare vno di quei modi infiniti, co' quali potè l'immenso sapere del' supremo fattore adoperarsi nella fabbrica marauigliosa di quel' pianeta. Applicandosi il Roberuallio à costituire l'Idea d'vn Ipotesi, con la quale saluar' si potessero se strauaganti apparenze, che in Saturno s'osseruano, si va immaginando solleuarsi dalla Zona torrida di quel' pianeta in gran' copia i vapori, i quali per la loro grossezza, e densità diuengano specchi potentissimi della rifflessione solare, è si la diversità degl' aspetti, deriuarsi dalla difformità di quest' esalazioni, le quali se per ogn' intorno vengano egualmente spirate apparirà continuata l'ellisse lucida, se solo da alcune parti l'apparenza delle due stelle compagne, e se finalmente manchi la pioggia ascendente di detti vapori rimarrà sferico, e solitario il pianeta. Era cosi facile e puro questo concetto, che à gran fatica credetti poter' sene trouar' altro, che l'agguagliasse, camminando anch' io con quell' inuecchiata credenza esser proprio della natura l'attenersi di modi più facili nel' suo operare. Considerando nulla dimeno quanto s'hauesse giustamente vsurpata la fede vniversale questo concetto mi venne in mente vn pensiero nobilissimo del Signor Galileo pel' quale rimasi certo regolarsi altrimente nelle sue opere la natura, da quello che noi col' nostro corto vedere la ci figuriamo. E cosi facile dic' egli la formazione d'vna sfera, che se in vna piastra piana di metallo duro si cauerà vn vacuo circolare dentro al' quale si vada riuolgendo casualmente qualsiuoglia solido assai grossamente tondeggiato, per se stesso senz' altro artifizio si ridurrà in figura sferica, piu che sia possibile perfetta, purchè quel' tal' solido non sia minore della sfera, che passasse per quel' cerchio, e quel' che v'è anche piu degno di considerazione è, che dentro à quel medesimo incauo si formeranno sfere di diuerse grandezze. Attendiamo ora à quel' che vi voglia per ridurre alla perfetta somiglianza del' vero vn cauallo, ó vna locusta, e troueremo, che non v'hará al' mondo scultore cosi industrioso, che sia valeuole a farlo: per che si come la somma ageuolezza nel' formare vna sfera deriua dalla sua assoluta semplicità, et vniformità, cosi la somma irregolarità rende difficilissimo l'introdurre altre figure, e perciò anche la figura d'vn sasso rotto casualmente con vn martello, ó spiccato da vn masso, ó arrotato per vn letto d'vn fiume, sarà delle difficili ad' introdursi essendo essa ancora irregolare forse piu di quella del' cauallo, e pur' è forza dire quella figura che egl' ha hauerla cosi perfettamente qualunque ella si sia, ch' alcvn' altra si puntualmente non le s'assesti. In fin' qui col Signor Galileo, applicando ora al' mio proposito, se delle figure irregolari, e per ciò difficili à conseguirsi pur' se ne trouano infinite in natura perfettissimamente ottenute, come in ogni sasso ci si rappresenta, e delle perfette sferiche ó niuna, ó radissime trà essi ne troueremo, con qual' ragione doúremo noi figurarcela così auara, ó infingarda, che tenga si stretto conto di rispiarmo ó fatica nella fabbrica delle sue marauiglie piu rare? E non dir' più tosto tutte l'operazioni benchè ammirabili esserli egualmente ageuoli, ne regolarsi ella dalla bassezza di | |
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nostre forze che ci finghiamo difficile ad essa, ó insolita la costruzion' d'vna macchina che troppo da nostri concetti si lieui? Fatto ardito da questa riflessione mi souuenne il principio, che attribuisce Renato DesCartes nel' capo nono delle sue meteore all' apparenza di quegl' aloni, che intorno al sole, et alle stelle tal' voltà si coloriscono. Dic' egli essere sparsa la regione piu fredda della nostr' aria d'alcuni vapori addiacciati à guisa di stelline minutissime le quali abbattendos' in gran copia trà alcuna stella, e la nostra vista, di quella oltre alla piramide diretta, che vien à ferirci l'occhio, molti etiandio di quei raggi, che per altri doue si spargono con le loro superficie rifrangono, e sì all' intorno di essa dipingono l'apparenza d'vn Iride. Che che sia della verità di questo discorso, discorreua cosi. Se intorno alla nostra terra vegghiamo continuamente solleuarsi vapori, e di quelli arriuati ad' vna tal' distanza altri cammassarsi in acqua, altri ripiouer in ruggiade, altri in neue ó gragniole, non è egli molto probabile, che l'Atmossera di Saturno tanto piu lontana dal sole sia sempre grauida di vapori grossissimi, anzi che per l'eccessiuo freddo à fatica solleuati non passino altrimente pe graui di ruggiade di pioggie, o di neui, ma ben presto si gelino in diccioli minutissimi quali sarebbero (dirò cosi) le stille delle nostre ruggiade se s'addiacciassero? E notisi, che quantunque esalino per ogn' intorno al' globo di Saturno i vapori, non per ciò solleuati ch' è sono gli formeranno all' intorno vna perfetta sfera vaporosa, conciossiacosa che intorn' all equinoziale, et alla Zona torrida saranno molto piu tenui, che verso i Poli, onde ascenderanno ad' equilibrarsi piu in alto, che in altri pararelli, e sì circonderanno il' pianeta à guisa d'vno sseroide prolato, riuolgendosi intorn' à suoi Poli, cioè intorn' all' asse minore del' loro Ellisse. Sarà adunque assai probabile, che doppo inalzati ad' vna determinata altezza, tutti finalmente come dicemmo si gelino, ma quei che sono intorno all' equinoziale, come piu tenui s'addiaccino in stelline piu minute, onde ageuolmente s'equilibrino al' contrario di quei piu densi addiacciati di qua, e di là dall' equatore per notabile spazio in verso i Poli, i quali per la loro grauezza saranno piu facili à ricadere. Si che spiccandosi di qua, e di la all' asse maggiore dello sferoide vaporoso due porzioni d'esso dourà rimanere per notabile spazio intorn' all' equatore vna Zona di minutissime stelle di diaccio. Potrebb' opporsi da alcuno, che militando quest' istesse cagioni intorn' alla Zona torrida di ciascun' pianeta, dourebb' ancora intorn' all' equatore di essi conseruarsi vn tratto assai cospicuo di vapori, che saluo in Saturno in alcun' altro non' apparisce. Rispondo, che mal' si deduce vna tal' necessità, auuenga che per render' osseruabile vna tal' apparenza in Saturno, io non stimo sufficiente quel' che sin' ora s'e detto, mà che vi sien' concorse altre cagioni, come nel' progresso di questa poesia si farà manifesto. si che quando s'arriuasse in fin qui dagl' altri pianeti, non basterebbe per far' vn' apparenza sensibile simile à Saturno. Dico in oltre, che vna fascia, qual' noi supponghiamo di vapori addiacciati molto ragioneuolmente si colloca intorn' al' pianeta piu remoto dal sole, che ad' altri ad esso piu vicini. | |
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Proseguendo tutta via il' concepito Entusiasma, mi ssorzerò di mostrare non esser' tanto lontano dal' poter' congietturarsi anch' in altri pianeti effetti simiglianti, benchè men' osseruabili à proporzione della maggior vicinanza col sole. Scriue il Signor Vgenio à capite 6. del' suo libro del' nuouo sistema, hauer' egli bene spess' osseruato le fascie di Gioue piu lucide del' rimanente del' suo disco, asserise in oltre hauerle vedute alterare nella lor forma, et in diuersi tempi accostarsi, e discostarsi da loro per qualche tratto. Ond' egli molto probabilmente deduce, e dalla riflessione piu viua, e dall' incostanza di figura, e di sito esser materia assai simile alle nostre nuuole generate or quà or là dall' eleuazioni dei vapori che or' inquesto or' in quel' crimaGa naar voetnoot1) più si condensino. Anche di Marte riferisce vna simil' apparenza d'vna fascia ombrosa, che lo cinga, nè la sua oscurità dee attendersi per esser' forse quei vapori piu tenui essendo quel' pianeta più vicin' al sole, che non è Saturno o Gioue, e perciò di riflessione piu debole. Doue io noto l'aspetto di queste fascie mostrarsi sempre à i dintorni dell' equinoziale, ne mai vagare in vicinanza dei Poli. Non potrebb' egli esser' adunque la cagione producitrice di tali marauigliose apparenze simigliante a quell' istessa, che resa piu valida a proporzione dell' immensa lontananza dal' sole, le produce in Saturno si facilmente osseruabili? Ardirò piu. Chi sà che quel' tratto di Cielo, ch' intorn' alla nostra terra si costantemente nuuoloso affligge con le sue vampe gl' habitatori del' nostr' equinoziale, e quelle nebbie si folte, che dagl' 85 gradi di latitudine rendono si fosca, e caliginosa l'arcaGa naar voetnoot2) de l'Polo, non riconoscano vna simigliante cagione, e costituiscasi in vn certo modo vna scala della densità dei vapori mostrandosi massima in Saturno, minore, ma pero assai osseruabile piu ch' in ogn' altro in Gioue, meno in Marte, minima nella terra (non essendo forse cosi ferma e stabile quella striscia di nuuole intorn' all' equinoziale, che tal volta almeno per alcuni tratti non isparisca) e finalmente nulla in Venere et in Mercurio vagando quelli vicinissimi al' sole sotto la pioggia profusissima de suoi raggi. Non è gia ragioneuole il dirsi che vna luce cosi accesa quale ci manda la fascia di Saturno, e forse piu viua di quella del' di lui disco, sia vna semplice refrazione, quale supponemmo i colori dell' Iridi cingenti le stelle, le quali benchè à noi vicinissime, pure di colori assai slauati e languidi si coloriscono. Sarà dunque assai probabile illuminarsi la fascia col riflettere, non col rifrangere la luce e se ad alcuno per vn riperquotimento si uiuo non giudicasse basteuole la sustanza trasparente di quelle stelle di diaccio. Potrebbe dirsi, che si come l'acqua per la sua fluidità non obedirebbe perfettamente al moto della nostra terra (quando mai si mouesse) come ne i flussi, e reflussi, | |
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è manifesto, cosi forse l'aria ambiente Saturno particolarmente intorn' al' suo equinoziale, dou' ha il mouimento rapidissimo non obedire interamente al moto del' suo pianeta, e tanto meno se s'abbattessero intorn'a quell' equatore pianure e tratti grandi di mare, doue liberamente vagasse senza venir' portata tra seni di montagne altissime e n' habbiamo l' esempio in quel' vento costante, che da Oriente in Occidente spira pè nostri mari attribuito diuinamente dal signor Galileo à questa cagione. Non saria dunque marauiglia che quelle stelline di diaccio galleggianti nell' aria tanto, quanto contumace alla vertigine del' pianeta anch' elleno in quei flussi, e reflussi aerei, non essendo tenacemente fra loro collegate per esser' di superficie terzissime variamente vrtandosi et insieme arrotandosi si stritolino, e si diuengano atte alla riflessione del' lume, come vegghiamo accadere al diaccio, al Cristallo, et al' vetro, che triti, e pesti di trasparenti bianchissimi diuengano, ne piu l'imbeono anzi ribattano con la moltiplicità delle loro minime superficie in larghissima copia per ogni banda la luce. Cosi sarebbesi generata intorn' all' equatore di Saturno vna fascia obidientissima al' moto circolare in se stessa, che essendo la di lei superficie interna per quei stritolamenti asprissima, haurebbe molti attacchi per esser' portata in giro dall' aria, che à lei contigua, fà vortice intorn' all' asse della reuoluzione dell' istesso Saturno. Rimane ancora vna difficoltà, ch' essendosi collocata questa fascia nell' Altezza per messa all' eleuazione de vapori, sarebbe da noi impercettibile, oltre che inalzandosi quegli tal' ora in maggior copia, e condensandosi notabilmente a guisa delle nostre nuuole dourebbero bene spesso arriuare à quella medesima altezza, supplendo di quà, e di là alla fascia con due porzioni nuuolose di sfera, torlaci souenteuolte di vista, e confondendo con la loro riflessione il di lei tratto mostrarci solitario Saturno rinchiuso nelle Sferoide de vapori che di sopra s'e detto. Bisogna immaginarsi tal' fabbrica non altrimente fatta col' globo di Saturno, mà in progresso di qualche tempo, e poter' essersi dato caso, che doppo ridotta ad vna Zona di stelline minutissime di diaccio à poco à poco habbia hauuto vn fissamento piú forte, come è credibile sortirsi dalle perle ó altre gioie benchè non trasparenti, e per cio' atte alla riflessione del' lume, le quale si credono generate per addiacciamenti, e che tutte sieno prima passate nel' primo grado di fissazione, cioe d'acqua semplicemente congelata. Quali possano poi essere state le cagioni d'vn secondo fissamento nella fascia diacciata di Saturno si puol credere esseruene concorse tante quante sono quelle che operano vn tal' effetto in natura. Sieno queste o sali volatili, ó Zolfi, potrò figurarmi intorn' all' equatore di Saturno spessissime miniere di quelle tali materie, che operassero continuamente nella sustanza di quel' diaccio con le loro esalazioni. Supposto questo egl'è infallibile e l'esperienza lo dimostra, che empiendosi vna palla di vetro, con vn collo sottilissimo d'acqua, ó altro qual si sia liquore tenuta poi sepolta nel diaccio sparso abondantemente di sale, si vede il detto liquore abbassarsi per qualche grado nel' collo sottilissimo di quel' vaso. Arriuato che gl'e à | |
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quel' segno (che replicandosi l'esperienza nel' vas' istesso sarà sempre inuariato) incomincia à solleuarsi, e giunto con moto assai lento ad vna tal' altezza e cauandosi la palla di sotto al diaccio si vedrá il' liquor' ancor fluido e trasparente, ma se sarà sul' confine dell' addiacciarsi in vn tratto si turba et istantaniamente la trasparenza si perde, diacciando infin' al' centro del vaso vniformemente, e rarefacendosi con forza marauigliosa. Poiche quel'licore rimasto sopra la massa del diaccio nel' collo del' vaso con vn salto velocissimo si solleua per centinaia di gradi [?] ne prima si riduce; che la palla inferiore non si liquefaccia: et adopiandosi à tal esperienza palle ben grosse d'argento, e di bronzo messe piene d'acqua à diacciare serrate con vite fortissime nel' gelarsi quella interiormente, le dilata, e le spezza. Euui adunque in natura vna tal' maniera di congelare. Perche dunque non potro io dire, che ridotto il diaccio di quella fascia vniformemente in tutte le sue parti ad' vna' disposizione prossima à riceuere a guisa delle gemme vn' secondo grado d'addiacciamento piu fisso, sfumandogl' all' intorno vniformemente l'esalazioni ó altre cause producitrici di tal' effetto non habbia anch' ella riceuuta vna volta tal' sorta d'addiacciamento fortissimo, et indissolubile, et ricrescendo col suo rarefarsi in vn solido simile, ma maggiore non sia per ogn' intorno egualmente discostata dal' globo di Saturno, e solleuata dal' basso tratto dell' eleuazione de vapori, onde, si condensino pur quelli in nuuole, e si diuengano specchi viuissimi di riflessione, ch' ella stando loro al' disopra pel vasto tratto del' suo rarefarsi non mai confonderà con essi la propria luce. Ecco adunque intorn' à Saturno vna fascia solida di riflessione sommamente accesa, e perciò sempre permanente, e visibile. E la natura haurà saputo dalle proprie angustie operare à suo prò hauendo riparato al rigore intollerabile di quell' immensa lontananza dal' sole, con fabbricarsi à forza di freddi solo, e di diacci vn riflesso di lume, et vn somento perpetuo onde s'attemperi l'aere di quel' pianeta, e si cauaco dal' proprio male indirettamente il suo bene. Ne altri dica, che militando sempre l'istesse cagioni, che produssero la prima fascia dourebbero nel' progresso del' tempo altre, et altre formarsene à guisa di croste interiori, infin' tanto che restrignendosi il' vano fra esse, e Saturno harebbe à rimanerui imprigionat' il pianeta stretto da vn piano lucido nel suo equinoziale. Auuenga che questa fascia istessa con la valida riflession' de suoi raggi spazza intorn' all' equatore del' suo pianeta quell' oceano di stelline addiacciate, che non essendouene altra da prima vi si raguno à generarla. Onde moltissime ne distrugge, e dissolue, e sì quantunque concorrano le cagioni per sosteneruele in gran' copia ammassate, non dimeno quell' assiduo riperquotimento di luce non ve ne lascia ragunare in tanta copia, che possano in progresso di tempo in altre fascie addiacciarsi &c. |
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